Beni per un valore di 2 milioni di euro sono stati posti sotto sequestro preventivo e tre persone sono state arrestate con accuse a vario titolo di frode fiscale, evasione, indebita compensazione di crediti fittizi, riciclaggio e bancarotta fraudolenta. Questo il bilancio di una vasta operazione anticrimine compiuta in Lombardia, tra l’hinterland di Milano e la provincia di Monza Brianza, dagli investigatori del Gruppo operativo della Guardia di Finanza di Monza contro quella che è ritenuta una “famiglia” di ‘ndrangheta trapiantata da tempo in Lombardia e con le mani in in sette imprese attive nei settori dell’edilizia, della logistica e delle pulizie. Tra i tre arrestati c’è Giovanni Maiolo, imprenditore di 46 anni, nipote del presunto boss Cosimo Maiolo, 58 anni, originario di Caulonia ma da anni trapiantato in Lombardia, già condannato anni fa nel maxi processo “Crimine - Infinito” e destinatario, l’anno scorso, di un’altra condanna a 13 anni di carcere in un processo sui presunti collegamenti tra clan (inseriti nella “locale” di Pioltello) e politica nell’hinterland milanese. A Giovanni Maiolo, nipote del presunto capoclan, il provvedimento restrittivo è stato notificato nel carcere lombardo dov’è detenuto a seguito di una condanna ad 8 anni e 10 mesi di reclusione subita lo scorso anno. Agli arresti domiciliari, invece, sono finite due persone del Nord Italia, D.T., di 42 anni, e A.B., di 47 anni, accusate di essere due prestanome di Giovanni Maiolo. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio