Reggio, convegno dell'Anm: "Il giudice non è un algoritmo, l’AI non limiti la discrezionalità"
L’impiego dell’intelligenza artificiale e il pericolo che la sua introduzione possa assottigliare la fascia di discrezionalità del giudice all’interno del processo. Questo è uno dei temi sui quali sono confrontati, ieri, i relatori del convegno promosso dall’Associazione nazionale magistrati al teatro “Cilea”. Al tavolo la presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria Olga Tarsia; la rappresentante della Ges dell’Anm reggina Caterina Asciutto; il professore di Filosofia del diritto dell’università Mediterranea Daniele Cananzi; l’avvocato Carlo Morace, del dipartimento penale organismo congressuale forense. Il confronto è stato moderato dai giornalisti Arcangelo Badolati (Gazzetta del Sud) e Laura Aprati (RaiNews 24). «La prospettiva della perdita di discrezionalità del giudice non la condivido - ha esordito la presidente Tarsia -. Io ritengo che noi dobbiamo fare buon uso delle tecnologie. La tecnologia può essere un valore aggiunto, ma non incide su quella che è la valutazione del magistrato. Ci sono però tecniche e pratiche che posso coadiuvare per esempio per eliminare l’arretrato. Come Corte d’appello abbiamo ripreso da poco un progetto sull’intelligenza artificiale varato qualche anno fa e che adesso stiamo cercando di ricucire e di trovare dei partner insieme alle tre università della Calabria per partire con dei progetti basici che possono essere utili. Ma non si inserisce una monetina per un risultato, l’intelligenza artificiale è uno strumento che si dà al magistrato, che può servire ai cittadini per capire come funziona un ufficio giudiziario, evitare ricorsi, offrendo prospettive su possibilità di accoglimento ed evitando così il processo. Il mestiere del giudice è peculiare, si basa su un’attenta valutazione di fatti, di cose e di persone e non può essere sostituito da qualsiasi altro giudizio automatico». Il magistrato esponente dell’Anm Caterina Asciutto ha affermato che «forse sull’intelligenza artificiale siamo un po’ in ritardo, ma bisogna sempre tenere a mente che il magistrato non è un algoritmo. La prevedibilità delle decisioni va bene, accelerare una giustizia lentissima va bene, ma la discrezionalità del magistrato, il pensiero, la motivazione fanno parte del ragionamento umano che rimane un dato imprescindibile per una decisione giusta ed equa e per avere un giudice imparziale». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria .