Subito sotto attentissima osservazione la vita del carcere di via San Pietro dopo la denuncia del presunto pestaggio ai danni di Alessio Peluso, il detenuto napoletano picchiato il 22 gennaio 2022 da un gruppo di agenti della Polizia penitenziaria e dall'allora comandante Stefano La Cava esasperati dall'escalation di disordini e insubordinazione. Storiaccia per cui sono a processo in Tribunale.
«Indagini avviate subito dopo i fatti del 22 gennaio sino al circa la metà di marzo del 2022» svela ai Giudici il vice questore aggiunto della Polizia di Stato, Paolo Valenti, che è il funzionario della Squadra Mobile firmatario della principale, e nevralgica, informativa di reato. Che nella testimonianza resa il 22 febbraio scorso ribadisce come la vita in carcere, in quei giorni dal clima pesante, venisse monitorata dagli inquirenti con una meticolosa attività tecnica: «È stata svolta l’analisi dei video estrapolati alla casa circondariale nonché le escussioni e gli interrogatori degli agenti della Polizia penitenziaria indagati e delle consulenze tecniche per quanto riguarda il detenuto Peluso e sono state anche effettuate degli accertamenti appunto sempre in correlazione a questo sequestro di armamento di reparto, quale sfollagente, scudi, eccetera da sottoporre poi al CTU nominato poi dalla Procura». Il Pubblico ministero Sara Parezzan pone l'accento anche sulla delicata attività di intercettazione: «Quali sono le conversazioni rilevanti e se emergeva della preoccupazione da parte degli indagati, in particolare riguardo a che cosa?». Teste Valenti: «Ci sono delle conversazioni appunto in cui emerge la preoccupazione degli indagati. Veniva intercettata l’utenza in uso a un assistente capo nella quale sostanzialmente, riferiva alla moglie di essersi recato in banca e di aver anche chiesto cosa avesse dovuto fare in caso di sospensione in quanto vi era in essere un mutuo».
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