Reggio

Sabato 23 Novembre 2024

Estorsioni a Reggio, il pentito De Carlo racconta: «Proventi suddivisi dalle 4 famiglie egemoni»

Pizzo, racket ed estorsioni anche sul Corso Garibaldi, nel cuore della città. Un dazio inevitabile per chi apriva un cantiere, allestiva un “ponte” per rifare la facciata di un palazzo, o si fosse aggiudicato l’appalto per la manutenzione di strade o illuminazione pubblica. Era la legge del racket, da sempre piaga sociale di Reggio e specialità criminale delle cosche di ’ndrangheta. L'indagine “Nuovo Corso” è uno dei tre filoni processuali di “Epicentro”. Nella voluminosa memoria depositata in Corte d'Appello dalla Procura generale - il documento è a firma del procuratore aggiunto Walter Ignazitto, dai sostituti antimafia Giovanni Calamita e Francesco Tedesco e dal procuratore generale Gerardo Dominijanni - si approfondiscono, rafforzandone i contenuti, i tanti temi d'accusa: «Il Gup - con la sentenza oggi impugnata - ha sostanzialmente aderito all’impostazione accusatoria, ripercorrendo i relativi fatti. Lo sforzo di sintesi operato dal giudicante è apprezzabile. Ma è bene in questa sede, per offrire alla Corte la più completa ed esaustiva ricostruzione dei fatti, ripercorrere nel dettaglio tutte le risultanze procedimentali. In particolare, la lettura di interi stralci dei verbali di sit e di interrogatori, che di seguito saranno riportati e che - per esigenze di sintesi - non sono stati invece inseriti nella motivazione della sentenza di primo grado, può rivelarsi di sicuro rilievo ai fini della migliore comprensione delle vicende in esame e dell’apprezzamento della genuinità dei propalanti». Tra le “gole profonde” cruciali ai fini dell'inchiesta “nuovo Corso” per la Dda è stato il collaboratore di giustizia, Maurizio De Carlo: «Interrogato il 28 dicembre 2020, ha ulteriormente e dettagliatamente descritto la personalità degli odierni imputati, fornendo informazioni che si inseriscono - in termini di perfetta convergenza - nelle trame criminali già raccontate dagli imprenditori. Di particolare rilievo appaiono le sue dichiarazioni: “…la cosca De Stefano è una sola, ma al suo interno vi sono frange riconducibili ai personaggi di maggiore rilievo criminale. Un’ultima notazione: in esito all’interrogatorio del 28 dicembre 2020, De Carlo - espressamente interpellato sul punto – ha dichiarato di aver appreso che effettivamente Siclari era stato sottoposto ad estorsione per i lavori di Corso Garibaldi. Vero è, occorre precisarlo, che il collaboratore ha premesso di avere un ricordo molto sfocato al riguardo e quindi suscettibile di errori». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

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