Il ritorno al potere mafioso su Pellaro di Filippo Barreca e la sinergia criminale con i capiclan di Archi. Si è sviluppata soprattutto su questi due temi l'operazione “Metameria”, uno dei tre filoni d'indagine (con “Malefix” e “Nuovo Corso”) confluiti nel maxi processo “Epicentro”. Nella memoria che la Procura generale (documento a firma del procuratore aggiunto Walter Ignazitto, dai sostituti antimafia Giovanni Calamita e Francesco Tedesco e dal procuratore generale Gerardo Dominijanni) ha depositato a sostegno della requisitoria un capitolo è dedicato «alla scarcerazione di Filippo Barreca e l’uso strumentale dei permessi per motivi di salute». Il cuore della stessa inchiesta “Metameria”. Gli inquirenti ricostruiscono la strategia adottata da Filippo Barreca per riconquistare lo scettro del comando dopo la condanna all’ergastolo subita nel processo “Barracuda” e la decisione del Magistrato di Sorveglianza dell’Aquila «preso atto delle condizioni di salute del Barreca e ravvisata l’incompatibilità con il regime carcerario, disponeva il rinvio dell’esecuzione della pena, nella forma della detenzione domiciliare presso la sua abitazione, in Bocale via Zambaldo». Filippo Barreca dopo una lunghissima lasciava il carcere di Sulmona «impegnandosi in base alle prescrizioni impostegli: a non allontanarsi dalla propria abitazione, se non per provvedere alle necessità terapeutiche e previo avviso all’autorità di Pubblica sicurezza preposta ai controlli; a non ricevere in casa persone pregiudicate». Ritornato sul suo territorio ha ripreso a dettare legge. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio