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Comune di Reggio Calabria: "Leonia e scioglimento? Due vicende slegate"

Il ministro Nordio, rispondendo a un’interpellanza di FI, ripercorre quel caldissimo 2012 che portò al commissariamento del Comune. Secondo il guardasigilli resta però il nodo di un’inchiesta antimafia smontata dalla Cassazione. «Nessuna censura ai magistrati, ma il governo ha subito posto la necessità di interventi normativi»

Le forze di polizia a piazza italia

Lo scioglimento del Consiglio comunale per contiguità mafiose «non presenta alcun nesso con le indagini penali» sulle partecipate. Come ogni ferita mai rimarginata, ciclicamente si torna a parlare del decreto dell’autunno 2012 che ha dato il via clamoroso commissariamento di Palazzo San Giorgio. E adesso il tema finisce al centro di un’interpellanza del senatore di Forza Italia Adriano Paroli e, soprattutto, della conseguente risposta scritta del ministro della Giustizia Carlo Nordio che dà una lettura chiara da parte del Governo: «Tanto il decreto che ha disposto il commissariamento (risalente al 9 ottobre 2012) quanto la relazione depositata dalla commissione nominata con decreto prefettizio (risalente all’11 luglio 2012), da cui sono state tratte le motivazioni, risalgono ad epoca antecedente rispetto all’esecuzione di provvedimenti applicativi della custodia cautelare citati». Il riferimento, messo in campo da Paroli, era appunto al “processo Leonia”, «la vicenda giudiziaria che traeva origine – scrive il senatore azzurro – dalla costituzione, ad opera del Comune di Reggio, di una serie di società miste: la Multiservizi, la Fata Morgana e la Leonia spa, cui era demandato il servizio di raccolta dei rifiuti urbani».

La botta…

A ricostruire la storia è proprio Paroli: «Secondo l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia, vi sarebbe stata un’infiltrazione della ’ndrangheta reggina in tutto il sistema rifiuti». In particolare, con riferimento alla Leonia, sarebbe avvenuta tramite la società «a cui era stato affidato il servizio manutentivo dei mezzi della partecipata»: secondo il teorema accusatorio poi crollato sarebbero stati, così, «garantiti alle cosche ingenti proventi dal settore dei rifiuti». I provvedimenti cautelari risalgono al 2012 ma, dopo le condanne in primo grado e in appello, la Corte di Cassazione il 3 novembre 2021 «ha accolto il ricorso degli imputati del “processo Leonia” assolvendoli dall’accusa di associazione mafiosa perché – ricorda il senatore di FI – “il fatto non sussiste”». Tuttavia, «la vicenda penale ha contribuito in maniera determinante al commissariamento del Comune per contiguità mafiose, tanto che il 26 luglio 2012 il prefetto di Reggio ha rassegnato al ministro dell’Interno una relazione per ottenere la nomina di una commissione straordinaria enfatizzando, tra l’altro, le (presunte) commistioni mafiose nella società Leonia emerse dalle indagini della Dda; le medesime argomentazioni sono state addotte per lo scioglimento del Consiglio comunale, avvenuto il 10 ottobre 2012», incalza Paroli annotando che «nel 2012, nella notte successiva allo scioglimento del Consiglio comunale sono stati emessi i provvedimenti cautelari».

…e la risposta

Sulla questione scioglimento, il ministro Nordio è categorico: non ci sarebbe alcun nesso con l’inchiesta. Tagliato corto su quest’aspetto, il guardasigilli entra però nel merito di altri aspetti riguardanti la lunga questione giudiziaria. «Quanto all’operato dei magistrati degli uffici reggini occupatisi della vicenda, già dalla lettura della motivazione della pronuncia con cui la Corte di cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d'appello di Reggio Calabria risulta che, contrariamente a quanto sostenuto nell'atto ispettivo, tale ultimo pronunciamento – scrive il ministro – è stato cassato non già in ragione di presunte anomalie procedurali, ma per effetto di una diversa valutazione delle prove acquisite nel corso del dibattimento. E in questo senso depone, del resto, il passaggio con cui la Cassazione, rigettando tutte le eccezioni processuali sollevate dalle parti ad eccezione di quella relativa alla modifica del capo di imputazione, ha riconosciuto l’utilizzabilità degli atti formati nel corso dell’attività di indagine relativa ad un’ipotesi di reato permanente quale il delitto associativo di stampo mafioso e svolta nell’ambito di altro procedimento poi archiviato, in quanto legittimamente fondante lo svolgimento di investigazioni tese ad approfondire segmenti temporali successivi rispetto a quelli oggetto del procedimento penale archiviato...

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