Reggio

Sabato 23 Novembre 2024

Furto in casa a Reggio, di cosa si “libera” la gang catanese?

Tanti, pacificamente troppi, buchi neri nella storiaccia, drammatica quanto gravissima, vissuta lunedì mattina tra Oliveto, Ravagnese, l'ospedale Morelli, gli imbarcaderi di Villa San Giovanni. E Catania, da dove proveniva la gang di malviventi affrontata a coltellate dal macellaio che li ha pizzicati in casa mentre rovistavano tra i suoi effetti personali. Non quadra proprio, innanzitutto agli investigatori dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato che stanno lavorando senza sosta in sinergia con il Pubblico ministero Nunzio De Salvo ma anche alla gente che a distanza di cinque giorni continua a commentare l'evoluzione giudiziario dell'accoltellamento mortale. Il bilancio della vicenda è di una vittima, il 30enne di Catania, Alfio Stancampiano, l'uomo che è stato trasportato dai suoi amici e complici e abbandonato senza vita all'ingresso dell'ospedale Morelli; ed un ferito grave, Giovanni Bruno, 46 anni, catanese anche lui, e ricoverato «in prognosi riservata» presso l'ospedale Policlinico di Messina. Sotto accusa il macellaio Francesco Putortì, 48 anni, nei cui confronti ieri il Gip ha disposto la conferma della custodia in carcere. Ma torniamo all'ingarbugliata vicenda. Prima domanda inevitabile: tutti di Catania i quattro componenti la gang criminale? Ed ecco il primo tassello mancante: leggendo l'ordinanza di custodia cautelare manca il nome del quarto complice. Almeno negli atti di indagine ufficiali, nel fermo di Polizia disposto nell'imminenza dal Pm Nunzio De Salvo, e dall'ordinanza di convalida della misura in carcere disposta dal Gip Giovanna Sergi. Il quarto uomo era il basista di Reggio? Proveniva anche lui dal capoluogo etneo? Nulla trapela. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

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