Tra i tanti buchi neri dell’indagine sull'accoltellamento mortale di Oliveto ci sono anche la misteriosa presenza di un quarto componente la gang criminale e il probabile basista. Nessun dubbio per Polizia di Stato e Carabinieri che siano stati solo due dei quattro le persone in azione all’interno dell'abitazione di Francesco Putortì, il macellaio che, facendo rientro a casa e ritrovandosi davanti i malviventi indaffarati a rovistare tra i suoi effetti personali e razziare i suoi beni, ha trovato coraggio ed energie per difendersi e difendere ciò che era suo, ha agguantato un coltello da cucina colpendo la coppia di ladri. Entrambi di Catania: il 30enne Alfio Stancampiano, ha riportato la peggio, centrato all'addome e al torace, deceduto poco dopo il trasporto all'ospedale Morelli. Il suo corpo sarà abbandonato all'ingresso del nosocomio mentre uno dei complici è impegnato a disfarsi di «un qualcosa» in un carrello della biancheria ospedaliera; accoltellato e ferito anche Giovanni Bruno, anche lui di Catania, 46 anni. Che troverà la forza di traghettare da Villa San Giovanni a Messina dove sarà costretto al ricovero al Policlinico per «le ferite da arma da taglio e in pericolo di vita». Dall'ordinanza di custodia cautelare apprendiamo che su domanda degli investigatori della Squadra Mobile di Messina «seppur sofferente, dapprima chiedeva se “l'altro era morto” e successivamente riferiva che aveva avuto una lite nella zona di Ravagnese a Reggio Calabria, aggiungendo che “l'autore era un giovane a lui sconosciuto che li aveva presi alle spalle e poi si era allontanato a bordo di una Toyota di colore bianco che inizialmente diceva essere modello Yaris e poi si correggeva dicendo che si trattava di una Aygo”». Le indagini adesso sarebbero particolarmente incentrate sull'individuazione di un probabile basista. Un reggino? Un conoscente delle abitudini e delle possibilità di Putortì? Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio