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Tendopoli di San Ferdinando, inferno senza fine. Continua a non funzionare il sistema di accoglienza

Viaggio dentro la struttura che ospita i migranti tra carenza d’acqua, bagni disattivati e un degrado sociale sempre più evidente

Sulle tende blu la scritta “ministero dell’Interno” è di nuovo scolorita. Ma nel lotto della zona industriale di San Ferdinando, destinato 7 anni tra squilli di tromba e un entusiastico taglio del nastro per gli alloggi momentanei dei migranti, non è solo l’usura del tempo a segnare la nuova sconfitta dello Stato.
«Nel dramma non c’è solo una questione di viveri e servizi che mancano – descrive Claudia Gentile mentre attraversando i filari di baracche saluta gli africani che le vengono incontro –. Qui regna di nuovo la solitudine esistenziale e l’indifferenza istituzionale». Claudia guida la Caritas parrocchiale di San Ferdinando che, facendo base in uno dei container abbandonati dalle forze dalle forze dell’ordine che prima presidiavano h24 l’area, distribuisce gratuitamente aiuti, ma anche le lettere che ai migranti arrivano al Municipio dove risultano domiciliati. L’accampamento è ritornato ad essere come quella baraccopoli che nel 2019 il ministro Matteo Salvini fece smantellare, con ruspe del Genio militare e uomini in divisa anche in elicottero: una kasba autogestita dagli ospiti, senza nessuna forma di Stato a controllarla.

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