Testimonianze incongruenti e un reato non contestato dalla procura antimafia. Su questi presupposti, il collegio del Tribunale di Palmi ha inviato gli atti al pubblico ministero affinché si svolgano ulteriori indagini in merito alla posizione di quattro persone.
Questo è quanto riportato in coda al dispositivo di sentenza con la quale, nella tarda serata di giovedì scorso, i giudici palmesi hanno condannato 20 imputati e ne hanno assolti 11.
Un pronunciamento che ha posto fine al primo grado del procedimento nato dall’inchiesta “Libera fortezza”, indagine coordinata dalla Procura antimafia di Reggio Calabria contro il clan Versace-Longo di Polistena.
Una sentenza che ha ridimensionato il quadro accusatorio portato in aula dalla Dda, in virtù della riqualificazione dell’associazione mafiosa in associazione a delinquere semplice e l’azzeramento delle aggravanti per tutti gli altri reati che vengono contestati agli imputati.
In coda al dispositivo di sentenza, si diceva, il collegio del Tribunale, davanti al quale si è tenuto il processo con rito ordinario, ha inviato gli atti alla procura di Reggio Calabria in merito alla posizione di quattro testimoni e uno degli imputati assolti.
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