In sentenza fu esclusa la premeditazione nell'atto di uccidere a colpi di pistola il cugino al culmine di un drammatico litigio innescato da futili motivi. La Corte d'Assise di Reggio (presidente Natina Pratticò) ha depositato le motivazioni della condanna di Giuseppe Sicari a 16 anni di reclusione (applicata la diminuente della scelta del rito abbreviato). Reo confesso, dopo essersi presentato spontaneamente in Questura a poche ore dal delitto, Giuseppe Sicari è l'autore dell'omicidio del cugino, Francesco Giuseppe Fiume, 44enne pizzaiolo. La drammatica vicenda risale all'ora di pranzo del 22 novembre 2022, a Catona.
Sul tema delle premeditazione: «Questa Corte ritiene che non sussistano i presupposti per configurare l'aggravante della premeditazione, al di là di ogni ragionevole dubbio. La circostanza aggravante va, pertanto, esclusa quando l'occasionalità del momento di consumazione del reato appaia preponderante, ossia tale da neutralizzare la sintomaticità della causale e della scelta del tempo, del luogo e dei mezzi di esecuzione del reato».
Sui rapporti conflittuali tra vittima e assassino: «Orbene, ad avviso della Corte, l'attenta lettura delle deposizioni consente di ritenere, per un verso, che gli episodi di vessazione che si sarebbero verificati in questo lungo arco temporale sono assai limitati; per altro verso, che sono genericamente riferiti dai testi, e spesso non coincidenti, sì da non confortare la prospettata causale. Ad avviso di questa Corte gli episodi riferiti rivelano piuttosto l'esistenza di rapporti certamente conflittuali tra la vittima e l'autore del gesto omicidiario ma non possono sussumersi nella categoria degli atti persecutori unidirezionalmente posti in essere dal Fiume nei confronti dei Sicari».
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