Un nuovo caso eclatante si è registrato nel difficile rapporto tra esigenze di prevenzione della ’ndrangheta ed esigenza di garantire il pieno esercizio delle attività economiche. Questo nuovo caso arriva ancora una volta da Reggio. È stata emessa, infatti, un’interdittiva antimafia a una società proveniente da una fase di controllo giudiziario. E ancora di più l’interdittiva è stata emessa sulla figura del nuovo amministratore e socio unico per il quale, però, era comunque intervenuto il preventivo nulla osta del Tribunale Misure di Prevenzione. Sembra un vero e proprio cortocircuito tra apparati statali. E la vicenda diventa ancora più complessa e particolare (diremmo quasi paradossale) se si considera che la ditta aveva subito l’interdittiva nel 2021, era soggetta al controllo giudiziario, inizialmente disposto con decreto del Tribunale Misure di Prevenzione di Reggio Calabria del 7 giugno 2021 per la durata di un anno e poi prorogato, di ancora un anno, per due volte. Si arriva, quindi, al 2023, e dopo l’operazione di bonifica aziendale e la relazione dei controllori si chiede l’aggiornamento dell’interdittiva già con istanza del 24 novembre 2023, reagendo avverso il successivo silenzio serbato dalla Prefettura di Reggio Calabria con ricorso accolto dal Tribunale amministrativo regionale.