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Reggio, il “ducato” governato da Mimmo Araniti

La parabola criminale del boss di Sambatello: dalle guerre di mafia a figura di primo piano della mala reggina

«Successore del fratello Santo, capo indiscusso della organizzazione e figura centrale nel panorama reggino, da tempo detenuto, che non ha certo qui bisogno di presentazione sotto il profilo criminale». Domenico Araniti detto “il duca” è l’indagato principale dell’inchiesta “Ducale” che, nella giornata di martedì, ha portato all’arresto di 11 indagati (7 in carcere e 4 ai domiciliari), mentre per altri 3 è scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Un boss di primo piano del panorama criminale reggino, secondo la ricostruzione operata da pentiti e magistrati della Dda, che da decessi seguono la sua parabola al vertice della ‘ndrangheta cittadina.
In una delle tante intercettazioni che sono finite agli atti dell’inchiesta, il boss di Sambatello è definito «il numero uno... lo conosco dalla guerra a compare Mico...». Così diceva Alfonso Molinetti a suo fratello Luigi. E nelle due guerra di ‘ndrangheta, Mimmo Araniti si era fatto le ossa, al fianco di suo fratello Santo, all’epoca numero uno della cosca di Sambatello. «Le cronache giudiziarie accostano criminalmente - scrivono i Carabinieri del Ros, in una informativa confluita nell’ordinanza - la figura di Araniti Domenico a quella del fratello Santo, tanto che il tentato omicidio in danno del primo, avvenuto durante la prima guerra di ‘ndrangheta, viene letto come atto di ritorsione verso Santo Araniti da parte del suo ex alleato don Mico Tripodo».

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