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La coca al porto di Gioia Tauro: nel processo stralcio "Cripto" 10 condanne per narcotraffico

Il Tribunale di Palmi ha assolto uno degli imputati. L'inchiesta mirava a dimostrare contatti con una cosca di Catania

Dieci condanne e un’assoluzione. Si è concluso davanti al tribunale di Palmi uno degli stralci del processo nato dalla maxioperazione “Crypto”. L’inchiesta, coordinata dalla procura antimafia di Reggio Calabria, il 14 settembre 2021 aveva portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 57 persone, 43 finite in carcere e 14 ai domiciliari. L’accusa nei loro confronti è di fare parte di una rete di narcotrafficanti che avevano messo in atto un'organizzazione transnazionale capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal nord Europa e dalla Spagna e di piazzarla in buona parte delle regioni italiane e anche all'estero. Al centro dell’operazione c’è il porto di Gioia Tauro, porta d’ingresso dello stupefacente che voi veniva portato nel resto d’Italia.
A Palmi, come si diceva, si è celebrato uno dei procedimenti nati dall’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza. La maggior parte degli imputati ha scelto di essere giudicati in abbreviato. Il processo si è tenuto davanti al gup di Reggio Calabria, che ha comminato pene pesantissime, che variano dai 2 ai 20 anni di reclusione.
Il collegio palmese ha deciso di condannare Gianfranco Benzi a 15 anni e sei mesi di reclusione, Marco Esposito 3 anni e undici mesi, Natale Esposito 3 anni e nove mesi, Rocco Antonio Fedele 18 anni e sei mesi, Sergio Gagliardi 3 anni e sette mesi, Patrik La Comare 5 anni e tre mesi, Ivan Meo 9 anni, Marialuisa Nasso 3 anni e tre mesi, Andrea Sulli 8 mesi, Michele Tavano 4 anni e sei mesi. Assolto Pasquale Antonio Mancuso.

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