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Locri, un pentito svela le “rotte” della cocaina

Processo “Eureka”: ex latitante, catturato nel 2020 insieme a Rocco Morabito “Tamunga”, ha iniziato a collaborare con la giustizia

I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Ros, insieme alla Guardia di finanza, hanno sequestrato oltre una tonnellata di cocaina nel porto di Gioia Tauro. La droga era nascosta in 144 imballi in un container refrigerato adibito al trasporto di banane. Il container, proveniente dal Sud America, era destinato, secondo quanto é risultato dai documenti di spedizione, in Germania. La cocaina, una volta tagliata, avrebbe fruttato un introito di 250 milioni di euro. ANSA/US GDF ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Vincenzo Pasquino, ritenuto dagli inquirenti il rappresentante in Brasile di alcune famiglie di ’ndrangheta di San Luca, ha deciso di collaborare con la giustizia. Ed ha iniziato a raccontare ai magistrati della Procura distrettuale antimafia di Reggio, in particolare all’aggiunto Giuseppe Lombardo e al sostituto Diego Capece Minutolo, i retroscena del traffico internazionale degli stupefacenti. I verbali di Pasquino, 34 anni, originario di Torino, sono stati depositati nei giorni scorsi all’udienza del processo “Eureka”, in corso davanti al gup distrettuale reggino a carico di circa 80 imputati, mentre altri 32 sono interessati al filone in ordinario che è iniziato davanti al Tribunale di Locri.
Nel ribadire l’intenzione di collaborare con la magistratura Vincenzo Pasquino, che fu catturato in Brasile, nel maggio 2020, insieme a Rocco Morabito detto "Tamunga", mentre erano entrambi latitanti, ha ricostruito i propri rapporti con alcuni gruppi dediti al narcotraffico internazionale, raccontando di fatti dal 2015 in avanti, dapprima con personaggi di Platì, Africo e soprattutto San Luca, riferendo di riunioni e incontri avvenuti a Bovalino, a a Caulonia, nonché di summit riuniti in Brasile. Fatti e circostanze che forniscono un ampio e dettagliato riscontro in molteplici circostanze nelle indagini contenute nella maxi operazione Eureka, eseguite dai Carabinieri del Ros e di altri comandi provinciali e territoriali.
Tra i dettagli raccontati da Pasquino ci sono i retroscena di un’importazione di alcuni quintali di cocaina sequestrati nel Porto di Gioia Tauro nel 2020, oggetto di contestazione nell’ordinanza del gip Caterina Catalano: «Nel 2020 omissis partiva da Brasilia (ove abitava) e veniva a trovarmi a Aracaju (dove io vivevo all’epoca), facendo scalo a Salvador, con destinazione Fortaleza. Queste precauzioni le aveva adottate perché io ero latitante. Lui venne a trovarmi perché avevano delle importazioni in corso, di cui una a Rotterdam. Una sera eravamo a cena io e omissis. Durante la cena avviammo una chat di gruppo io omissis. … In quella chat ci chiese se avevamo un’uscita per Gioia Tauro per 500 kg di cocaina omissis mi disse che forse potevano affidarci per l’uscita a dei calabresi aventi nickname omissis. A questo punto, stesso durante la cena, omissis mandò il booking via chat SkyEcc a omissis, i quali il giorno dopo ci dissero che avevano un amico che gestiva la logistica per prelevare il pellet con i camion dal porto di Gioia Tauro. A questo punto, nella chat di gruppo, abbiamo dato conferma a omissis che avevamo trovato l’uscita. Ci siamo quindi accordati per dividere i 500 kg al 50% tra noi e i brasiliani omissis. I 250 kg del nostro gruppo erano così suddivisi: 15 kg a me, 100 kg al gruppo omissis e 135 kg ai … omissis. I nostri 250 kg ci sono stati dati da omissis a credito, nel senso che li avrei pagati in seguito e che sarei stato io responsabile in caso di perdita del carico».

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