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Joy’s Seaside a Palmi, non erano narcos ma “semplici” spacciatori

La sentenza della Cassazione annulla l’ipotesi di associazione dedita al narcotraffico e agevolazione alla 'ndrangheta. La Corte accoglie i ricorsi degli avvocati dei gioiesi Cutrì, Sansotta e Fondacaro

Corte di Cassazione

Non c’è il reato di associazione dedita al narcotraffico, né quello di agevolazione alla 'ndrangheta. Questo ha deciso la Corte di Cassazione che, nella tarda serata di mercoledì, si è espresso sui ricorsi presentati da tre imputati coinvolti nell’inchiesta denominata “Joy’s Seaside” e che avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Le posizioni su cui si sono espressi i giudici romani sono quelle dei gioiesi di Alessandro Cutrì, Giuseppe Sansotta e Francesco Fondacaro. I tre erano finiti, il 25 marzo 2021, nella maxioperazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e condotta dalla Squadra mobile, che aveva portato all’arresto di 19 persone. Tutti gli indagati erano accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale, concorso in detenzione, vendita e cessione a terzi di sostanze stupefacenti, anche in ingente quantitativo, di cocaina, hashish e cannabis, concorso in detenzione di armi e munizioni, danneggiamento, estorsione ed altri reati.
Alla luce della sentenza della Cassazione, Sansotta (condannato in secondo grado a 8 anni di carcere) è stato assolto perché rispondeva solo dell'associazione dedita al narcotraffico; mentre per Cutrì (14 anni) e Fondacaro (6 anni e otto mesi), accusati anche di alcune cessioni di stupefacenti, servirà un altro processo d’appello per la rideterminazione della condanna, nella quale si dovrà tenere conto dell’annullamento delle accuse di associazione dedita al narcotraffico e dell’aggravante dell’agevolazione. La Corte, infine, ha rigettato il ricorso di Antonio Martino Caccamo, per il quale diventa definitiva la condanna a 4 anni per 2 ipotesi di cessione di stupefacenti.

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