Seppure ridotta, e sensibilmente, di 8 anni di reclusione, in virtù del riconoscimento del principio della continuazione con una precedente e parallela condanna subita in “Larice”, la pena resta sempre rilevante a carico di Pietro Toscano, personaggio che la Procura antimafia ha sempre indicato come espressione di una cellula della potente ’ndrina Labate del quartiere Gebbione. La Corte d'Appello (presidente Alfredo Sicuro, consiglieri Giuseppe Perri e Caterina Catalano) «in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale collegiale, in data 27 aprile 2023, ritenuta la continuazione con il reato di cui alla sentenza della Corte d'Assise d'Appello del 23 gennaio 2022, ridetermina la inflitta per tutti i reati in complessivi 22 anni di reclusione. Conferma nel resto la sentenza impugnata». Pietro Toscano è stato difeso dagli avvocati Corrado Politi e Antonino Priolo.
La Corte d'Appello, che ha indicato «il termine di giorni novanta» per il deposito della motivazione «sospendendo per il medesimo periodo il termine delle misure custodiali applicate all'imputato», ha inoltre condannato Pietro Toscano a rifondere alla parte civile Giuseppe Triolo «le spese di costituzione nel giudizio di gravame».
Anche Pietro Toscano, con un altro gruppo di persone giudicati e condannati in un procedimento parallelo, era finito sul banco degli imputati nel processo “Cassa continua”, nato dall'operazione della Procura antimafia che ha colpito una cellula della ’ndrina Labate che secondo gli inquirenti avrebbe effettuato estorsioni a tappeto nel quartiere Gebbione e di fatto gestito il monopolio del settore delle onoranze funebri.
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