Verso la riunificazione dei due tronconi processuali inerenti l'inchiesta sulle violenze subite nelle carcere di Reggio da un detenuto napoletano, il “ribelle” Alessio Peluso, che dopo essere stato letteralmente bandito da un paio di istituti penitenziari italiani è stato trasferito al “San Pietro” dove ha continuato con i suoi atteggiamenti provocatori, intimidatori ed aggressivi. Per la Procura, e nello specifico secondo il Pubblico ministero Sara Prezzan, che ha coordinato le indagini sin dalla denuncia della presunta parte offesa, ci sarebbero tutte le condizioni per congiungere i due processi: il filone principale, quello che vede già da mesi in Tribunale l'ex comandante della Polizia penitenziaria, Stefano La Cava, cinque agenti in servizio nelle carceri “San Pietro”, un medico e un infermiere (questi ultimi due con contestazioni diverse e estranea alle violenze e potenziale tortura); e il fronte secondario, solo in ordine di tempo, che vede da pochi giorni formalmente imputati altri sei agenti della Penitenziaria coinvolti nel pomeriggio di violenze del 22 gennaio 2022, prosciolti dal Gup in sede di udienza preliminare ma rinviati a giudizio dalla Corte d'Appello che ha accolto il ricorso della Procura contro la sentenza di «non luogo a procedere». La proposta è stata formalizzata ieri in Tribunale dove si sta svolgendo il dibattimento ed era prevista l'ennesima udienza di controesame del teste principale della Procura, il vice questore aggiunto della Polizia di Stato, Paolo Valenti, che il funzionario della Squadra Mobile che ha coordinato il pool di investigatori sul “caso Peluso” ed è firmatario dell'informativa di reato, cuore della ricostruzione accusatoria.