Assolto con formula ampia anche in Corte d'Appello a Reggio Calabria, come lo era stato il 24 gennaio 2020 dal Tribunale collegiale di Reggio Calabria. Dopo oltre dieci anni di «calvario giudiziario» si è conclusa la vicenda processuale di Martino Politi, 57 anni di Reggio Calabria, storico collaboratore di estrema fiducia dell'intera famiglia Matacena. Del cavaliere Amedeo Matacena e della moglie Raffaella de Carolis, e di Amedeo Matacena junior, l'armatore ed ex deputato la cui fuga all'estero (a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti), per sfuggire alla condanna inflitta dalla Corte Suprema di Cassazione per concorso esterno in associazione mafiosa, ha avviato l'indagine e il processo “Breakfast”. Colpito anche da misura di custodia cautelare in carcere l'8 maggio 2014 – l'ordinanza riguardò e colpì anche l'ex ministro dell'Intero Claudio Scajola e l'ex moglie di Matacena junior, la messinese Chiara Rizzo – Martino Politi era gravato da due ipotesi di accusa pesanti come un macigno: aver cooperato nel piano diabolico dell'imprenditore Matacena di scomparire dalla residenza di Montecarlo, dove viveva ed aveva residenza, e rifugiarsi in un angolo del mondo che gli potesse assicurare di evitare in carcere; e l'intestazione fittizia di alcune società di Matacena, un escamotage – secondo la Procura antimafia di Reggio Calabria e gli investigatori del Centro operativo Dia che condussero le indagini – per schermare i beni, l'immenso patrimonio della famiglia. Difeso dagli avvocati Corrado Politi ed Antonino Curatola del Foro di Reggio Calabria, Martino Politi, sempre presente ad ogni singola udienza (e sono state decine e decine) con il suo personalissimo faldone di documenti, appunti, attestati di vita imprenditoriale e personale, è stato assolto già in primo grado. «La sentenza di primo grado aveva delineato perfettamente come le contestazioni nei confronti di Martino Politi fossero del tutto insussistenti tant’è che il pubblico ministero appella solo per l’intestazione fittizia delle società di Matacena. Anche se già in primo grado era stato accertato come Martino Politi non avesse ricoperto nessun ruolo all’interno delle società e mai aveva intestato quote societarie» ricordano, e sottolineano i suoi legali di difesa.
Il carico di accuse in Tribunale contemplava anche il reato di procurata inosservanza di pena nei confronti di Matacena Amedeo. Di fronte all'assoluzione, il pubblico ministero non ha fatto appello.
Dieci anni dopo l'assoluzione anche in secondo grado - il processo davanti la prima sezione della Corte d'Appello di Reggio Calabria presieduta dalla dottoressa Monica Lucia Monaco - di Martino Politi. Anche per la contestazione di interposizione fittizia delle società di Matacena. Legittimo, ed inevitabile, il suo sfogo amarissimo: «Dopo 10 anni, due mesi e 1 giorno è finito il mio calvario giudiziale che ha completamente stravolto la mia vita personale, familiare, lavorativa e sociale. In questi anni sono stato vittima di pregiudizi. Ho sempre dichiarato di essere innocente. Tale innocenza è stata conclamata dal Tribunale di primo grado e confermata in data odierna dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. A causa delle accuse, ho perso il mio posto di lavoro e purtroppo le prime vittime sono sempre gli innocenti. Nulla ripagherà il periodo di carcerazione, degli arresti domiciliari e dell’obbligo di dimora patiti. Non dimentico mai le parole del Santo Papa Francesco durante una delle sue omelie che mi accompagnavano nel periodo degli arresti domiciliari: “se manca il lavoro viene ferita la dignità delle persone”, ed a me il lavoro è mancato proprio a causa del processo Breakfast. Ci tengo a ringraziare i miei difensori Corrado politi e Antonino Curatola entrambi del Foro di Reggio Calabria che con la loro professionalità hanno dimostrato ai giudicanti di primo e secondo grado la mia innocenza».
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