Da ridiscutere ruoli e responsabilità nell’omicidio di Francesco Catalano, personaggio di primo piano della ’ndrangheta di Gallico e Catona da tutti conosciuti come “Ciccio u bumbularu”. La Suprema Corte di Cassazione (prima sezione), in accoglimento del ricorso presentato dagli avvocati Mario Santambrogio e Stefano Priolo, ha annullato, con rinvio, l’ordinanza con la quale il Tribunale della libertà di Reggio Calabria aveva confermato il provvedimento di custodia cautelare emesso a carico Mariano Domenico Corso, 37enne reggino di Gallico. Per la Procura antimafia sarebbe stato lui l’esecutore materiale dell’omicidio di Francesco Catalano, un agguato in evidente stile mafioso consumato il 14 febbraio 2019, alle 8 della sera, nel cortile e parcheggio auto del condominio “Il Glicine” ad Arghillà, dove risiedeva. Secondo la ricostruzione del pool antimafia il movente dell’omicidio rientrerebbe nella recente faida di Gallico e nello specifico perchè in seguito dell’arresto del “reggente” della cosca mafiosa leader nell’area di Gallico si sarebbe venuta a creare una netta spaccatura all’interno del gruppo ed una contrapposizione tra Mariano Corso e Catalano “u bumbularu” per chi dovesse ereditarne la leadership criminale lasciata vacante.
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