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Campo Coni di Reggio, dubbi sul restyling. «Snatura la funzione dell’impianto»

Ci sono delle inesattezze concettuali che concorrono a generare confusione intorno all’impianto di atletica leggera del rione Modena su cui nelle ultime settimane sono tornati ad accendersi i riflettori grazie alla possibilità di spendere i soldi previsti con i fondi “Pinqua”. La prima inesattezza è legata addirittura al nome. Per la gran parte dei non addetti ai lavori quella struttura è conosciuta semplicemente come “Campo Coni”. Di conseguenza, in tanti si chiedono come sia possibile che il Comitato olimpico nazionale italiano che ha nella nostra città il suo massimo rappresentante regionale, l’avvocato Maurizio Condipodero, lasci da anni depauperare una sua struttura così strategica per lo sviluppo dello sport.
Proprio il presidente regionale del Coni è il primo a dolersi di questo equivoco perché in effetti, nella fase attuale, il Coni con tutte le sue articolazioni territoriali può solo fare… il tifo per il campo “Aldo Penna”. È questa l’intitolazione corretta dell’infrastruttura di proprietà del Comune. Come nasce l’equivoco? Ce lo spiega il presidente. «Bisogna risalire alle olimpiadi di Roma del 1960 organizzate, quelle sì dal Coni. In occasione di quella grande manifestazione sportiva il governo decise che tutti i capoluoghi di provincia dovessero dotarsi di un impianto di atletica leggera. A Reggio venne individuato l’altopiano di Modena come area più indicata per realizzare l’infrastruttura. E da subito, nel sentire comune, la si associò al Coni che aveva gestito l’organizzazione delle Olimpiadi».

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