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Reggina, archiviata la denuncia-querela di Cellino nei confronti del consigliere Zimbalatti

Nino Zimbalatti

E' stato diritto di critica, "giornalistica e non solo", ed era lecito e consentito esprimersi pubblicamente su temi forti e delicati che si intrecciavano con le sorti, seppure amarissime, della squadra di calcio del cuore. Nello specifico della Reggina. E' stata archiviata la denuncia-querela presentata dal presidente del Brescia, Massimo Cellino, contro il consigliere comunale di Reggio Calabria e tifoso amaranto doc, Nino Zimbalatti, che "nel corso di una protesta di piazza contro la decisione delle autorità sportive di escludere la "Reggina 1914" dal campionato di Serie B in favore del Brescia, intervistato da una testata locale online, affermava che la squadra calabrese meritava sul campo la Serie B al contrario della società di Cellino e, soprattutto, aggiungeva che lo stesso Cellino aveva, in precedenza, confessato un reato, dicendo di aver bruciato alcuni faldoni prima dell'arrivo della Guardia di Finanza, ciò al fine di coprire "alcuni mafiosi del Nord' e che "non si possono proteggere questi mafiosi".

A disporre l'archiviazione è stato il Giudice delle indagini preliminari di Reggio Calabria, Claudio Treglia, in accoglimento delle argomentazioni difensive dell'avvocato Carlo Morace del Foro di Reggio Calabria. Da ricordare che in prima battuta lo stesso Pubblico ministero aveva chiesto l'archiviazione, riscontrando la mancanza di elementi per avviare un procedimento.

Tanti i temi giuridici che emergono dall'ordinanza del Gip. A partire dal contesto di "interesse pubblico" che emergeva dal commento su una vicenda che stava facendo il giro quantomeno dell'Italia pallonara: "Nella specie sussiste l'interesse pubblico sotteso alle dichiarazioni rese, atteso che l'indagato faceva riferimento a una vicenda di dominio pubblico quali le dichiarazioni rese, a sua volta, da Cellino Massimo circa un episodio passato attinente vicende di interesse pubblico quale l'indagine "Calciopoli" e, in particolare, la circostanza che egli avrebbe fatto sparire documentazione potenzialmente rilevante per l'inchiesta allora in corso>.

Sacrosanto il diritto di critica giornalistica - "valido in termini generali" - a favore del politico di lungo corso Nino Zimbalatti, e rispettato "il requisito della verità": "Essendo pacifico tra le odierne parti che l'indagato faceva riferimento a vicende vere, quali le dichiarazioni rese da Cellino".

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