«È fondamentale intervenire a monte, garantendo la realizzazione di opere funzionali e sicure che possano sfruttare appieno le risorse idriche della Calabria»: facile a dirsi, certamente meno a farsi... nella terra degli sprechi. L’ennesimo appello della Cgil alla Regione riaccende i riflettore su vecchie questioni irrisolte, oggi che in particolare il Reggino fa i conti con la “grande sete”. Che è determinata sì dalla siccità, ma di sicuro anche da programmazione e mancati interventi che hanno fatto... acqua da tutte le parti. E su tutti c’è il caso delle dighe.
Attuale come non mai, in questo senso, risuona l’ultima relazione del commissario governativo all’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, messa nero su bianco appena qualche mese fa dopo una visita in alcuni siti calabresi: tra costi raddoppiati, progetti rimasti sulla carta e inefficienze varie, le infrastrutture pensate per arginare siccità e crisi idrica in Calabria sono diventate, in gran parte, monumenti allo spreco. Per non parlare delle reti e degli acquedotti comunali, che tra il passare degli anni e gli allacci abusivi sono ridotti ovunque a colabrodo. «Non facciamo altro che tappare buchi», trapelava appena qualche giorno dalla Sorical. Oggi si rincorre inevitabilmente l’emergenza. E se i nodi vengono al pettine, le concause affondano le radici nel passato.
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