Il Comune sull’orlo del precipizio rischiava di mandare in rovina anche tantissimi, tra fornitori e prestatori di servizi, che venivano pagati con molto ritardo. Ma se l’incubo del dissesto finanziario è stato archiviato alla fine del 2022, la gestione “allegra” delle finanze di Palazzo San Giorgio degli anni passati continua ancora a provocare problemi. E se per anni l’ente è andato avanti “ingessato” e ha potuto erogare i servizi questo è stato grazie ai contributi dello Stato, alle manovre politiche romane che lo hanno aiutato e agli enormi sacrifici imposti ai cittadini. Adesso, però, è tempo di cambiare e allinearsi anche sul fronte dei pagamenti a terzi. I tempi si sono ridotte ma adesso per allineare la situazione agli standard il Comune e il Ministero dell’Economia e delle Finanze hanno gettato le basi di una intesa.
La giunta guidata dal primo cittadino Giuseppe Falcomatà ha proposto un piano che è stato giudicato meritevole di accoglimento da parte del dicastero.
La questione è che si deve arrivare a pagamenti quasi immediati, perché solo in questo modo si giungerebbe alla fiducia reciproca tra i privati e l’amministrazione che deve procedere ad abbattere ancora i tempi. Lo prevede il Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Gli enti che al 31 dicembre 2023 presentano un indicatore di ritardo annuale dei pagamenti calcolato mediante la piattaforma elettronica per la gestione telematica del rilascio delle superiore a dieci giorni, effettuano, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, un'analisi delle cause, anche di carattere organizzativo, che non consentono il rispetto dei tempi di pagamento dei debiti commerciali e predispongono, entro il medesimo termine, il Piano degli interventi ritenuti necessari per il superamento del suddetto ritardo».
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