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Reggio, l’ex direttrice carceri: "Chiediamo solo tempi celeri per il processo"

A 4 anni dalla misura cautelare (domiciliari) il dibattimento in Tribunale procede a rilento. «Ragioni di giustizia e per porre un fine allo stato di prostrazione psichica e fisica che ha fortemente debilitato la tempra della donna»

Rispetto solenne per la giustizia ma profonda delusione per i tempi processuali. Lunghi, troppo lunghi, ai limiti della sopportabilità per chiunque si ritrovi a giudizio e soprattutto per chi soffra, psicologicamente e fisicamente, per la vicenda giudiziaria affrontata. È il caso della dottoressa Maria Carmela Longo, l'ex direttrice delle carceri reggine - è imputata proprio per gli anni, quasi diciotto, trascorsi alla guida della casa circondariale “San Pietro” e dell'istituto penitenziario “Arghillà” - che già fa i conti con le illogiche tempistiche del processo che sta affrontando davanti al Tribunale collegiale.

A quattro anni dalla misura cautelare subita - il 25 agosto 2020 è finita agli arresti domiciliari (e scarcerata dopo 30 giorni) con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa perchè, secondo gli inquirenti, con la presunta gestione disinvolta ed all'insegna dei favoritismi per i detenuti delle carceri reggine che dirigeva avrebbe favorito la ’ndrangheta; il 15 dicembre 2021 l'udienza preliminare; il 18 marzo 2022 il via del dibattimento in Tribunale - si ritrova ancora oggi nella parte iniziale del dibattimento.

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