Sulla tribuna del nuovo play ground dedicato a Kobe Bryant c’è un vecchio seggiolino del parterre del “PalaPentimele”. Uno solo. Ed è stato dedicato alla memoria di Gaetano Gebbia. Un bel gesto da parte dell’Amministrazione Falcomatà avere voluto ritagliare uno spazio per il coach della Viola che ha educato centinaia di giovani reggini ed è stato un esempio per la città intera tracimando dal perimetro del campo di basket e sconfinando nel quotidiano. Ed è bello chiudere gli occhi e vedere seduto lì da solo coach G che osserva i ragazzi (più o meno grandi) giocare a basket e farlo nella maniera giusta. Un modo per prepararsi bene alle sfide della vita e affrontarle nel modo più corretto. Il nuovo play ground è colorato e sembra un inno alla vita, un inno al basket e a tutto quello che ha rappresentato per questa città, soprattutto ripensando a quella Cestistica Piero Viola dei miracoli. Ecco, un campo all’aperto può servire anche a riannodare il filo della memoria di tutti gli appassionati del basket e tifosi di quella Viola. Ricordare quanto è stato importante il basket per Reggio e i suoi ragazzi, ricordare, fare il pieno di ottimismo e guardare avanti... a un futuro che può essere decisamente migliore del presente se si capiscono bene tutti gli insegnamenti che nel tempo ci ha dato proprio il mondo dei canestri. Un mondo che insegnava a volare alto e a realizzare i sogni non solo sul parquet. Uno sport che portò la piccola Viola ad abbattere il mito della grande Milano di Mike D’Antoni, Dino Meneghin, Bob McAdoo e Dan Peterson in quel catino dei sogni che era il “Botteghelle” (Palasport realizzato in 58 giorni nella terra delle incompiute: un altro miracolo reggino compiuto dagli dei del basket!). E allora, tornando al presente, ben venga il matrimonio tra Redel e Viola, una scelta vincente per entrambi, un’operazione che gli americani catalogherebbero tra quelle win-win cioè vincente per tutte le parti impegnate nell’affare. Per la Viola che vuole tornare agli antichi fasti e che si è legata a un’azienda reggina molto solida e seria, e per la Redel di Umberto Barreca che ha legato il suo nome alla migliore espressione dello sport reggino. Se i risultati saranno buoni come tutti auspicano ne guadagneranno tutti, innanzitutto la città. Ma già la “celebrazione” di questo matrimonio è un bel segnale per tutta la città, perché significa che qualcosa si è rimesso in moto: dallo sport e dall’economia arrivano segnali confortanti, una “botta” di ossigeno e di ottimismo che fa bene a tutti. E ancora una volta è toccato al basket dovere tracciare la via per risollevare Reggio. Ecco perché un play ground dedicato a Kobe Bryant, che da ragazzino visse un anno in riva allo Stretto, non è solo un play ground. È molto di più.