I bergamotticoltori reggini sono fermi al palo, in piena crisi climatica e a causa della Regione in grande ritardo con quello che poteva essere un contributo definitivo allo sviluppo dello storico comparto: l’IGP per il prodotto fresco e i suoi derivati. Un iter che si era concluso positivamente a dicembre con l’approvazione da parte del Ministero dell’agricoltura e bloccato successivamente da Occhiuto e dal Dipartimento agricoltura contro la volontà di centinaia di agricoltori che hanno manifestato per mesi e continuano a farlo. «Il capriccio di febbraio della Regione Calabria che ha stoppato l’iter, spinta da interessi non certo aderenti alle esigenze reali del territorio, ci ha fatto perdere un’altra annata: oggi la campagna produttiva è alle porte e si sarebbe potuta aprire all’insegna della Indicazione Geografica Protetta con grandissimo vantaggio per l’intera filiera. Tra qualche settimana – sostiene Francesco Macrì presidente regionale di Copagri l’associazione di categoria più rappresentativa in Calabria – il Ministero finalmente andrà alla conta della rappresentatività tra il Comitato promotore dell’IGP che conta più di 500 aderenti e più di 800 ettari e il Consorzio della Dop essenza che aveva indotto il blocco del procedimento IGP alla Regione: vedremo se prevarrà la verità e i numeri reali una volta per tutte o ancora una volta prevarranno altri interessi lontani dai bergamotticoltori e dal terrtitorio».
Incalza Giuseppe Mangone presidente di Anpa Calabria-Liberi Agricoltori: «La certificazione IGP è lo strumento attraverso il quale i produttori di bergamotto possono rafforzare la presenza sul mercato nazionale ed europeo e migliorare il loro reddito. La Regione che ha bloccato l’iter alle fasi finali ha avallato quel sistema di potere consolidato che fino ad oggi non ha apportato alcun beneficio ai bergamotticoltori. Chi pagherà i danni dovuti alle inutili lungaggini provocate?».
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