Il rebus delle scuole: non è un passatempo sotto l’ombrellone, ma l’ennesima emergenza da affrontare. E se il “caso” è scoppiato al termine delle verifiche di vulnerabilità sismica volute dal Comune per garantire la sicurezza di studenti e personale scolastico, non c’è tempo da perdere sulle soluzioni. Bisogna ricollocare entro il 16 settembre gli alunni di 9 plessi, limitando al massimo disagi che, comunque vada a finire, ci saranno. «Abbiamo già la soluzione per 6 plessi», ripetono il sindaco Falcomatà e l’assessora Briante. Per gli altri plessi si sta lavorando senza sosta. «Una volta definite le procedure e l’organizzazione, daremo puntuale comunicazione, prima ai dirigenti scolastici e ai consigli d’istituto, in modo da consentire alla comunità scolastica di organizzare tutto in maniera adeguata. In questa fase – ripete il primo cittadino – serve evitare allarmismi. Si rischia di dare comunicazioni che non corrispondono alla verità dei fatti e alle procedure in atto. La comunicazione istituzionale darà notizia puntuale del percorso fatto e delle soluzioni già individuate».
Idee chiare per la “Melissari”
In attesa del piano complessivo, qualcosa comincia a venire a galla. La dirigente Sonia Barberi, per esempio, ha proposto che i bambini di 3 sezioni di scuola dell’infanzia e di 6 classi di scuola primaria dell’edificio “Melissari” (via Tre Mulini 23), facente parte dell’Istituto comprensivo “Carducci - Da Feltre”, siano dislocati nella sede dell’ex Inapli sita in via Pensilvania 1 /b. Scartata la prima ipotesi del plesso di Vito. Ne ha già discusso il consiglio d’istituto: si è scelto l’ex Inapli «considerata la prossimità e la vicinanza territoriale al plesso “Melissari” al fine di garantire un mimore disagio all’utenza».
Problemi al “Dante Alighieri”
Supporto chiede Simona Sapone, dirigente dell’Ic “Radice-Alighieri”, a fronte della chiusura degli edifici della scuola secondaria di primo grado “Dante Alighieri” in via Figurelle 27 e del distaccamento di via Nazionale a Catona. «L’interdizione – scrive Sapone – coinvolge 14 aule didattiche e l’Istituto non dispone nei restanti plessi scolastici di spazi che consentano la redistribuzione delle classi di scuola secondaria attualmente presenti nei plessi oggetto di interdizione. Pertanto, si rende necessario l’intervento di supporto, di natura ordinaria e straordinaria, a carico dell’ufficio tecnico del Comune e di tutti i soggetti istituzionali che, a vario titolo, sono coinvolti nei processi di individuazione ed allestimento dei nuovi spazi da ricercarsi prioritariamente nelle vicinanze dei plessi interdetti al fine di creare il minor disagio possibile alle famiglie».
Le prospettive alla “Vitrioli”
Ancora, Maria Morabito dirigente del “Vitrioli-Principe di Piemonte” fa i conti con la chiusura secondaria di primo “Vitrioli”. In questo caso di parla di non meglio precisate «soluzioni organizzative condivise in sede di sopralluogo con funzionari e referenti tecnici, atte a garantire l’ordinato avvio dell’anno scolastico 2024/2025 a tutela degli interessi e dei diritti degli alunni». Essenziali, anche in questo caso, vengono definiti «interventi di supporto, di natura ordinaria e straordinaria, a carico dell’ufficio tecnico del Comune e di tutti gli altri soggetti coinvolti».
“Klearchos”... a mezzo servizio
Per quanto riguarda il comprensivo “Falcomatà-Archi”, nella cui giuridisdizione ricade il plesso interdetto della “Klearchos” ad Archi, la dirigente Serafina Corrado rileva come la chiusura riguardi solo il corpo 3 del fabbricato lato nord (complessivamente 8 aule didattiche, 5 di primaria e 3 di secondaria di primo grado). Qui si pensa all’installazione di barriere fisiche, segnaletica appropriata e ogni altra misura necessaria a impedire l’accesso alle aree a rischio ed al trasferimento, all’interno dell’edificio, di arredi e strumenti con «allestimento dei nuovi spazi (già identificati nelle planimetrie, ndr), da adibire momentaneamente ad aule/laboratorio». La dirigenza invita Palazzo San Giorgio «al rigoroso rispetto dei termini concordati per l’ultimazione dei lavori, da consegnare entro il 12 settembre per garantire l’ordinato avvio delle lezioni previsto per il 16», ma anche a «predisporre tutte le misure di sicurezza necessarie al fine di tutelare l’incolumità dei minori e dell’utenza che transita per raggiungere l’edificio e frequenta la porzione di plesso agibile» e a «predisporre, a seguito della conclusione dei lavori, il nuovo piano di emergenza, adeguato e coerente con la situazione di fatto, ovvero tutti gli interventi e le misure utili al fine di garantire il benessere e prevenire rischi all’incolumità dell’utenza». L’ennesima corsa contro il tempo, nella città delle emergenze.
Il fronte politico
Il “caso scuole” ha inevitabilmente infuocato gli animi al Comune. A difesa delle scelte dei vertici del Comune è intervenuto ieri il gruppo consiliare Red, secondo cui «l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà in modo operoso e serio ha posto in essere un attività di indagine e controllo su su 25 istituti scolastici cittadini, di cui nove hanno registrato problematiche di agibilità», ponendo «la sicurezza dei nostri studenti come priorità assoluta» e allo steso tempo «adoperandosi per approntare soluzioni immediate ed urgenti per non creare alcun tipo di disagio». Chiaro il messaggio all’opposizione: «È sbagliata la politica dell’allarmismo sociale, come è inconcludente parlare sempre dei problemi che riguardano la nostra città senza mai offrire alcun tipo di soluzione. In queste ore si sono susseguiti vari comunicati stampa senza la proposta di alcuna soluzione e palesando una divergenza totale sulla linea politica da adottare da parte non solo dell’opposizione in Consiglio comunale ma perfino con linee divergenti all’interno di uno stesso gruppo consiliare».