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Reggio e i suoi alberi monumentali: un patrimonio da salvaguardare

Focus del Rotary Nord sui “tesori” della botanica, preoccupano le condizioni dei Ficus Magnolioides del lungomare. Tassone: «Così si misura il grado evolutivo di una comunità»

Il segreto dei monumenti verdi di Reggio Calabria”: questo l'interessante caminetto promosso, allo “Sporting Club – Stella del Sud”, dal Rotary Club Reggio Calabria Nord presieduto da Maria Domenica Crea. È stato il rettore della Mediterranea, Giuseppe Zimbalatti, ad introdurre l'argomento sul quale il dott. Francesco Tassone ha innestato racconti suggestivi e dettagli del meraviglioso mondo botanico della città.
Della passione per gli alberi trasmessagli dal padre, Tassone ne ha fatto un’occasione di conoscenza del mondo e della vita. «Monumento, dal latino “monere”, ci invita a ricordare la relazione dell’albero con noi uomini», ha esordito il relatore, introducendo le caratteristiche che un albero deve avere per essere definito monumentale: dimensione, rarità botanica, forma e portamento, valore paesaggistico, pregio in termini di architettura vegetale e legame con eventi storici.

Ed ecco alcuni esempi: primo fra tutti la quercia di Robin Hood, nella foresta reale di Sherwood, cuore storico della Gran Bretagna. «Il Major Oak la quercia – ha spiegato – impiega 300 anni per crescere, poi riposa 300 anni e per altri 300 declina con grazia. Dunque, la morte improvvisa della pianta, in natura, non esiste. E questo dovrebbe farci riflettere sul modo umano di voler gestire il patrimonio vegetale». Ancora, Anna Frank – l’ippocastano secolare che la bambina ebrea guardava dalla sua finestra di prigionia ad Amsterdam – unico contatto visivo con il mondo esterno occupato dai nazisti. Fu lei stessa a scrivere nel diario, nel maggio 1944 «il nostro ippocastano quest’anno è coperto di foglie». E ancora, lo stesso Orto dei Getsemani con ulivi di 800 - 900 anni, il frassino Ygdrasill - 1200 anni in Islanda, il vecchio “Generale Sherman” della California, una sequoia del peso di 5mila tonnellate, l’organismo vivente più massivo al mondo, che viene coccolato e accudito dai rangers del Sequoia National Park come fosse un santuario. «Per sopravvivere, l’antica sequoia, fa come gli antichi egizi: si imbalsama al suo interno».
Ma qual è il segreto degli alberi della nostra città? «È racchiuso – sottolinea Tassone – nella relazione che noi costruiamo ogni giorno e il nostro modo di essere si estroflette attraverso il parco botanico del Lungomare, del nostro Palmario regionale, della Villa comunale, della Pinetina Zerbi. Il grado evolutivo di una comunità passa attraverso il modo in cui gli alberi vengono considerati ed oggi il ruolo dell’essere umano è ancora più prezioso nel favorire la loro evoluzione».

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