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Taurianova "Capitale del Libro"? Solo un favore politico

Marafioti (Pd) torna all’attacco della giunta: il consigliere aveva criticato la gestione degli eventi

Nuovo affondo del consigliere comunale Simone Marafioti nei confronti degli assessori Maria Fedele e Massimo Grimaldi. Ancora una volta al centro delle critiche, il percorso culturale “Taurianova Capitale Italiana del Libro” e il programma “Un’Estate Capitale”.
Nei giorni scorsi, il capogruppo del Partito Democratico ha criticato fortemente la gestione economica (e non solo) degli eventi, con una puntualizzazione forte sul presunto storno delle risorse del servizio idrico per il pagamento del concerto di Arisa. Ieri, a distanza di poche ore da uno sfogo social di Grimaldi, il referente “dem” è tornato a tuonare sull’azione comunale in materia di cultura.
«Viviamo in un’epoca in cui la cultura ha assunto un ruolo sempre più centrale nel definire l’identità e lo status sociale di una persona – ha affermato Marafioti – siamo bombardati da immagini di individui che si atteggiano a grandi pensatori, che fanno della cultura il loro vessillo per scalare la piramide sociale, non tanto per un autentico amore per il sapere, ma per il desiderio di riconoscimento».
Un attacco frontale, evidentemente, a quella parte di giunta che da mesi lavora nel quadro di Taurianova Capitale del Libro. «Così accade da mesi per la Capitale del Libro – prosegue il consigliere di opposizione – riconoscimento fortemente voluto dall’ormai ex ministro Sangiuliano, addirittura dal primo documento che il nostro Comune inviò al ministero della Cultura. Un titolo concesso alla nostra cittadina non per qualità, non per progetti lungimiranti, non per meriti, non per particolari attenzioni, ma per quell’attività che da tempo nel nostro paese si è privata proprio della sua componente culturale, la politica».
«Una politica vetusta, chiacchierona, in costante precario equilibrio fra favori e riconoscenza – prosegue Marafioti – un’onorificenza, però, di cui dobbiamo sentirci orgogliosi perché ci chiedono di farlo, perché pare sia obbligatorio “sostenere” a prescindere l’iniziativa sol perché la stessa dota il paese di una qualche forma di visibilità. Ma visibilità per chi? Per chi crede di detenere lo scettro della cultura e si accerchia di presunti intellettuali che oggi trovano palcoscenici addestrati all’applauso. Più che un’occasione di riscatto collettiva, come narrano i nostri amministratori, sembra un costosissimo riflettore puntato sull’assessore Fedele e sui suoi discepoli».

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