Un vero e proprio giallo internazionale fra l’Italia e gli Emirabi Arabi Uniti: nelle morti di Amedeo Matacena jr e della madre Raffaella De Carolis, avvenute nel 2022 a Dubai a distanza di tre mesi una dall’altra, gli ingredienti del più classico degli intrighi ci sono tutti. A fare chiarezza sarà l’inchiesta aperta dalla Procura di Reggio e coordinata dal procuratore reggente Giuseppe Lombardo, dall’aggiunto Stefano Musolino e dal sostituto Sara Parezzan. Il primo passo è la riesumazione dei corpi dell’armatore ex deputato di FI e della madre, ex miss Italia negli anni ’60. I magistrati vogliono capire se le morti sono avvenute realmente per cause naturali. Nel registro degli indagati, con l’ipotesi di duplice omicidio, è stata iscritta la seconda moglie di Matacena, la 43enne imprenditrice, chirurga plastica ed ex modella Maria Pia Tropepi, calabrese di origine e contessa di diritto francese da parte di padre.
Ci sarebbe anche una storia di testamenti falsi e questioni legate alla gestione del patrimonio di famiglia su cui ha acceso i riflettori la Procura reggina. E in questo contesto sono stati delegati accertamenti alla Dia che coinvolgono altri tre indagati insieme Tropepi, a sua volta sospettata pure di procurata inosservanza di misure di sicurezza detentive, falsità in testamento olografo, circonvenzione di incapaci, autoriciclaggio, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, accesso abusivo a un sistema informatico ed estorsione.
A carico di Martino Politi, storico collaboratore di Matacena, sarebbero ipotizzati la falsità in testamento olografo e l’indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento diversi dai contanti. «Non sono a conoscenza dell’indagine e ad oggi non ho ricevuto alcuna informazione di garanzia. Pertanto, mi dichiaro completamente estraneo a quanto pubblicato», dichiara però quest’ultimo in una nota inviata agli organi di stampa nella quale annuncia anche di riservarsi di agire per vie legali. «Trovo riprovevole – scrive ancora Politi nella nota trasmessa dal suo avvocato Angela Puntorieri – che informazioni coperte da segreto investigativo vengano rese pubbliche con tanta facilità con conseguenti ripercussioni sulla medesima indagine evidentemente ancora in corso. Ancora più grave è che queste vengano pubblicate senza che il diretto interessato, ovvero io, ne sia a conoscenza, mediante lo strumento dell’informazione di garanzia, il che denota una superficialità sconcertante e una totale mancanza di rispetto per il lavoro della magistratura e per la privacy dei cittadini».
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