«GoFundMe ha sospeso la raccolta fondi per sostenere le cure del nostro bambino. Siamo rimasti di stucco questa mattina (ieri per chi legge, ndc). La direttrice di GoFundMe non ci risponde, attraverso un semplice messaggio ci ha scritto che la questione non è più di sua competenza e che saremo contattati da chi di dovere». Diventa un caso la vicenda di Alfredo De Marco, il bambino di tre anni e mezzo di Siderno, affetto da un epatoblastoma i cui familiari ieri mattina si sono trovati dinanzi all’amara scoperta che la raccolta fondi promossa qualche settimana fa dalla mamma Maria Raffaella Crudo sulla piattaforma GoFundMe a sostegno del piccolo, è stata di punto in bianco sospesa. La raccolta aveva come obiettivo quello di raggiungere la cifra di un milione di euro per consentire al piccolo di affidarsi a cure sperimentali in Francia, all’ospedale Gustave Roussy a Villejuif (Parigi) o all’Inserm a Bordeaux. In tantissimi avevano risposto presente, e la petizione ha raggiunto una cifra superiore ai 700mila euro. In queste ultime settimane però, non sono mancate delle polemiche sulla veridicità della raccolta fondi. La prima a sollevare perplessità era stata Selvaggia Lucarelli, che, sulla sua pagina Instagram, aveva scritto di aver parlato con la madre di Alfredo e che non esisteva «nessun documento, nessun preventivo, neppure un’idea precisa di quale cura e quale ospedale si prenderebbe carico del bambino». Poi è stata la volta di Charlotte Matteini, giornalista e “debunker” molto attiva sui social che secondo quanto riportato sul Messaggero, avrebbe contattato i due ospedali francesi per chiedere se fossero realmente in contatto con i genitori del bambino e se questa cura sperimentale davvero costasse un milione di euro. L’ospedale parigino aveva risposto di «non conoscere la famiglia», mentre quello di Bordeaux aveva spiegato che «la presunta cura è in fase embrionale, non ancora disponibile per gli umani, in quanto non sono stati eseguiti nemmeno i test sugli animali».