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Locale di Mammola, chiesti 117 anni. «Attività controllate con le estorsioni»

Il tribunale di Locri

Rischiano condanne per complessivi 117 anni e 8 mesi di reclusione sette degli imputati del processo scaturito dall’operazione “Malea” che hanno scelto il giudizio con il rito abbreviato. Nel dettaglio la richiesta di condanna, formulata dal pm Giovanni Calamita, della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, riguarda Damiano Abbate (chiesti 20 anni di reclusione), Salvatore Nicodemo Abbate (16 anni e 8 mesi), Isidoro Callà (20 anni), Ferdinando Cimino (15 anni), Fabrizio D’Alessandra (8 anni), Nicodemo Deciso (18 anni) e Rodolfo Scali (20 anni). Nella sua requisitoria il sostituto procuratore ha anche chiesto l’assoluzione per Raffaele Romeo, difeso dall’avv. Lorenzo Gatto.
Il pm Calamita, che a breve lascerà la Dda reggina per approdare alla Procura di Bari, nel corso dell’intervento ha ricostruito gli esiti dell’inchiesta “Malea” – dall’antico nome di Mammola – condotte dalla Squadra Mobile che hanno permesso, attraverso numerosi servizi tecnici di intercettazione, di documentare l’esistenza dei presunti vertici e partecipi della “locale di ‘ndrangheta di Mammola”, capace di controllare quel territorio, di condizionarne l’imprenditoria e le attività nel settore boschivo con il metodo delle estorsioni, nonché di finanziarsi anche mediante la produzione ed il traffico di sostanze stupefacenti.

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