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Senatori Pd incontrano Maysoon Majidi nel carcere di Reggio

«Il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia e il senatore Nicola Irto, segretario regionale del Pd calabrese, hanno visitato questa mattina, nell’ambito delle visite che da mesi i parlamentari dem svolgono negli istituti di pena italiani per verificare la condizione carceraria nel nostro Paese, il carcere di Reggio Calabria. I senatori del Pd, durante la visita, hanno incontrato l’attivista iraniana Maysoon Majidi rinchiusa nell’istituto calabrese». Lo rende noto un comunicato.

«Boccia - ricorda il comunicato - è il primo firmatario di un’interrogazione urgente al ministro della Giustizia Nordio, sottoscritta da tutto il gruppo Pd al Senato, che chiede di sapere, a partire proprio dai casi di Maysoon Majidi e Marjan Jamali 'quali iniziative necessarie e urgenti il Governo intenda intraprendere, a due anni dalla morte di Mahsa Amini, per tutelare l’incolumità di tutte le attiviste che giungono nel nostro Paese per sfuggire alla feroce repressione del regime iraniano, anche al fine di tutelare la credibilità del nostro Paese nelle sedi internazionalì. Nell’interrogazione si ricostruisce proprio la vicenda umana e politica di Maysoon Majidi, attivista curdo-iraniana di 27 anni, scappata dall’Iran per sfuggire alla repressione violenta del movimento «Donna, Vita, Libertà», sbarcata a Crotone a dicembre 2023 e da allora reclusa in Calabria, con l’accusa di essere una scafista e di Marjan Jamali, anche lei attivista del movimento in Iran e per questo fuggita, ora reclusa in Italia dall’ottobre 2023».

«In entrambi i casi larga parte dell’impianto accusatorio - spiegano i senatori dem nell’interrogazione - si basa su testimonianze rese senza traduttori adeguati. Maysoon Majidi, che è al suo secondo sciopero della fame, ha scritto recentemente al Presidente Mattarella per essere ascoltata: se ritenuta colpevole, rischia 16 anni di reclusione, una multa ingente e il rimpatrio in Iran con il rischio della vità. Per questo l’interrogazione chiede anche al ministro di 'modificare l'attuale quadro normativo sugli scafisti e di garantire la presenza in ogni fase processuale di traduttori e mediatori per consentire una corretta ricostruzione dei fatti e delle testimonianzè.

«I senatori dem, che hanno trovato l’attivista iraniana in buone condizioni fisiche, le hanno consegnato il testo dell’interrogazione, garantendo l’impegno del Pd affinché venga discussa al più presto in Senato a tutela dei diritti di chi si oppone al regime iraniano e di tutti coloro che per la libertà dei loro paesi sono costretti a fuggire», conclude il comunicato.

Boldrini, Maysoon Majidi in carcere è paradosso insopportabile

«Dal punto di vista fisico l'ho trovata assolutamente magra, direi deperita. Però è molto determinata a portare avanti le sue ragioni. Non si dà pace di tutto quello che sta accadendo». Lo ha detto Laura Boldrini, deputata del Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel Mondo, a Reggio Calabria dove ha incontrato, in carcere Maysoon Majidi, l’attivista curda iraniana di 28 anni arrestata con l’accusa di essere una scafista. «Quello che le viene attribuito - afferma Boldrini - è assolutamente falso. C'è un grande equivoco alla base di tutto legato alle traduzioni fatte da persone che non parlano la stessa lingua. Ma è possibile che tutti possono parlare con i due sedicenti accusatori e, invece, il Tribunale non riesce ad acquisire le loro testimonianze? Ho molta fiducia nella magistratura giudicante e spero che appunto venga fatta chiarezza perché effettivamente l’impianto accusatorio, portato avanti finora, non risponde alla realtà dei fatti. Non vorrei che questa modalità, sull'onda dell’idea che bisogna trovare nel globo terraqueo tutti gli scafisti, possa influenzare e arrivare anche laddove invece bisogna valutare sulla base della realtà».

Su Maysoon, «il Pd - aggiunge - ha fatto un’interrogazione parlamentare. Io stessa ho chiesto l’intervento di Nordio che venisse a riferire in aula. Voglio sperare che tutto quello che sta avvenendo a Maysoon non sia dovuto a un clima politico. È chiaro che c'è una grossa pressione sulla magistratura attaccata costantemente dal governo e questo toglie serenità nella valutazione, non c'è dubbio. Ho ragione di credere che la magistratura non si farà influenzare però è anche evidente che mai l’esecutivo dovrebbe entrare a gamba tesa come sta facendo contro la magistratura proprio nell’ottica della separazione dei poteri su cui si basa lo stato di diritto. Noi parliamo del movimento 'donna, vita, libertà' delle donne che scendono in piazza in Iran e rischiano la vita, - sostiene la parlamentare - poi quando queste donne riescono a mettersi in salvo le sbattiamo in galera. Ma vi rendete conto che cortocircuito insopportabile? Per questo bisogna andare fino in fondo e io mi auguro che la magistratura lo faccia con senso di responsabilità perché, altrimenti, questa giovane donna rischia anni e anni di galera quando pensava di essersi messa in salvo. Un paradosso insopportabile».

L’Italia, secondo Boldrini, si sta avviando "verso una democratura in stile orbaniano». Per Boldrini «sembrerebbe esserci una stretta sul rendere all’opinione pubblica le informazioni. C'è sempre la tentazione e la tendenza a dare la linea. Anche questo non è un segnale che ci fa stare tranquilli quando si tenta di condizionare la stampa oppure, nella tv pubblica, si mettono solo i fedelissimi. Poi c'è l’attacco alla magistratura che viene fatto costantemente e il tentativo di dover comunque limitare le partenze a ogni costo, anche facendo accordi sodalizi con i dittatori. Voi capite che tutto questo preoccupa enormemente». «Noi comunque - ha aggiunto la parlamentare dem - su questo facciamo battaglia come la stiamo facendo e l’abbiamo fatta sul ddl Sicurezza. A proposito vi dico solo che per chi sta in carcere anche la resistenza passiva, pacifica e il rifiuto del cibo, diventa un reato e si paga fino a sei anni. Se lavoratori o lavoratrici o ecoattivisti fanno una manifestazione, un blocco stradale col proprio corpo, pacifico, rischiano dai sei mesi a due anni di carcere. Tutto questo incide drammaticamente sulle libertà democratiche - sostiene Boldrini - al punto che io ritengo che seriamente noi ci stiamo allontanando dal perimetro delle democrazie liberali per avviarci verso quello della democratura in stile orbaniano»

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