Reggio

Martedì 08 Ottobre 2024

Piani terapeutici, a Reggio Calabria un’odissea costellata di promesse mancate

Il Grande Ospedale Metrolpolitano (Gom) di Reggio Calabria in una foto d'archivio. ANSA/GIORGIO NERI

Punto a capo e lettera maiuscola per i piani terapeutici. Senza questi i pazienti non possono ricevere alcuni farmaci e di conseguenza non si possono curare. Evidentemente questo poco importa considerato che nonostante appelli e richieste, la Regione Calabria presenta foglio bianco. Non si capisce il perché di questo silenzio. Eppure da circa un anno i pazienti non possono accedere ai farmaci in modo “normale”. A causa di slittamenti e code nelle prenotazioni c’è gente che non si è potuta curare da oltre sette mesi. Chi invece è impossibilitato ad uscire di casa è costretto a non assumere farmaci lasciando “via libera” alla malattia. I pazienti gridano “vergogna” ma a quanto pare non interessa a nessuno. Gazzetta del Sud ha raggiunto telefonicamente la dott.ssa Anna Maria Pasqualina Renda, direttore sanitario Asp Reggio Calabria e la dott.ssa Domenica Costantino, direttore Struttura complessa struttura farmaceutica Asp. Loro, nonostante la buona volontà non hanno potuto aggiungere niente di nuovo anche perché devono applicare le indicazioni della Regione Calabria. Certo, potrebbero far capire alla stessa, in modo determinato, che l’ospedale di Reggio non può sopperire alle istanze di un territorio così vasto. Tuttavia, trasferiranno ai “piani superiori”, l’elenco dei farmaci che i diversi specialisti ambulatoriali hanno indicato per chiedere l’autorizzazione alla prescrizione. Tutto poi va inviato alla Regione Calabria per la valutazione e per l’eventuale consenso. Operazioni che fanno perdere tempo. Ovviamente questa storia dura da più di un anno. E tutto questo solo per non aggiungere tre parole al DCA n. 36 di gennaio 2023 e nello specifico che oltre ai medici specialisti dipendenti possono prescrivere il piano terapeutico anche gli “specialisti convenzionati interni”. Con queste tre parole non sarebbe necessario altro per garantire ai pazienti il diritto alla salute. Eppure non vengono aggiunte e la Regione Calabria, ad oggi, non ha mai spiegato il perché.

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