I ricorsi e le sentenze non bastano. Nulla sembra riuscire a portare fuori dalle paludi il pasticcio che da quasi nove anni blocca i ricoveri per i pazienti psichiatrici. La vertenza nonostante gli impegni assunti, le rassicurazioni da parte di Regione e Azienda sanitaria rimane ferma. Con tutto quello che comporta.
La speranza una volta che il percorso degli accreditamenti delle strutture aveva mosso più di un passo era di arrivare alla conclusione entro la fine dell’anno. Ma anche stavolta tutto si è di nuovo fermato, mentre i pazienti continuano a “viaggiare” verso strutture che quando va bene sono a Vibo o a Catanzaro. Come se non bastasse la patologia, si aggiungono i disagi di chi viene allontanato anche dagli affetti, le difficoltà per le famiglie. E poi c’è il quadro drammatico di chi opera nel settore. Le cooperative di quel sistema pubblico-privato messo in piedi solo a Reggio in tutta la Calabria, all’indomani della legge Basaglia che disponeva la chiusura dei manicomi infatti rischiano di implodere.
Prima la lunga stagione dei ritardi non solo negli accreditamenti ma anche nei pagamenti. Poi con il tempo il blocco dei ricoveri ha generato la drastica riduzione dei pazienti. All’inizio della vertenza, che è finita anche al centro di un’inchiesta giudiziaria, erano 14 le cooperative che si occupavano per conto dell’Azienda sanitaria provinciale dell’assistenza residenziale, ora sono nove. Ma per quanto ancora riusciranno a stare in piedi in questo contesto di precarietà? Per quanto ancora verrà negato il diritto alla salute dei pazienti più fragili come quelli psichiatrici?
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