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'Ndrangheta a San Siro, l’ossessione di Bellocco per i soldi. "Li nascondeva anche sotto terra"

Le intercettazioni emerse nell’inchiesta della Dda di Milano sugli ultrà. Parenti e amici aiutavano il rappresentante della cosca di Rosarno a occultare i proventi illeciti accumulati con gli “affari” della curva

Gli affari di Antonio Bellocco nel milanese andavano alla grande e nel giro di pochi mesi dal suo arrivo dalla Calabria era riuscito ad accumulare centinaia di migliaia di euro. Un costante flusso (illecito) di denaro che doveva essere occultato, per non incorrere in sequestri e confische, grazie alla compiacenza di familiari o amici fidati.

I business legati alla curva nord dell’Inter, nella quale era un pezzo importante del triunvirato al potere insieme a Marco Ferdico e Andrea Beretta (che lo ucciderà il 4 settembre 2024), erano risultati molti redditizi, permettendo così al 41enne all’esponente della cosca di Rosarno, non solo di tentare di investire in Lombardia, ma anche di partecipare al mantenimento della sua famiglia e agli investimenti di suo fratello Carmelo in Germania.
Nelle carte dell’inchiesta “Due curve” della Dda di Milano, che ha portato in carcere i vertici dei direttivi del tifo interista e milanista, emerge il modo in cui venivano nascosti e anche reimpiegati i capitali illeciti accumulati da Antonio Bellocco. Particolari che emergono grazie alle intercettazioni ambientali e telefoniche alle quali gli indagati erano sottoposti. Gli inquirenti partono da una captazione del 23 maggio 2023. In quella data, Bellocco «ha consegnato uno zainetto di colore giallo contenente verosimilmente una somma di denaro pari a 40.000 euro a» un amico che non risulterebbe indagato nell’inchiesta.

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