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Reggio, l’eterna battaglia tra chi bonifica e chi brucia Arghillà

L’ennesimo rogo in pieno giorno. Nonostante i tanti progetti di riscatto il territorio è ostaggio del degrado

I progetti di riscatto sono tanti e prevedono un investimento massiccio di risorse. Accendono le speranze di una svolta, inseguono il sogno di una “normalità” capace di cancellare il degrado. Ma poi chiuse le slide e le ricostruzioni progettuali si torna alla realtà. E oggi al Arghillà la realtà è quella dei rifiuti bruciati ancora per strada, delle discariche a cielo aperto che hanno fatto di questa terrazza panoramica sullo Stretto il quartiere simbolo del degrado.
Così mentre in queste settimane sono arrivati allo start una serie di attività che puntano al riscatto del territorio ieri i soliti ignoti hanno pensato bene di incendiare uno dei cumuli di immondizia lungo il margine della strada. In pieno giorno. Un copione triste e già visto che si ripete ciclicamente. Prima di accumula e poi si incendia. È recente l’opera di bonifica avviata dal Comune di concerto con la Prefettura e le forze dell’ordine. Sono state rimosse dal territorio una quarantina di auto abbandonate e incendiate. Si doveva procedere poi all’opera più articolata di bonifica da tutto il resto. Ma si rivela una battaglia impari. Da una parte le istituzioni e un piccolo esercito di volontari che su più fronti operano in maniera concreta e silenziosa per annodare una rete sociale disgregata; dall’altra c’è chi vuole incatenare il territorio al degrado. Chi usa Arghillà come una discarica. Chi cerca attraverso gli incendi di bruciare la speranza. Chi agisce come se qua non venissero applicate le leggi dello Stato, una sorta di zona franca in cui tutto è consentito e impunito.

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