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Gli appalti pubblici non fanno “decollare” l’economia in Calabria

Lo studio dell’Anac sulle procedure gestite dai Comuni con oltre 15mila abitanti. Dal report dell’Authority emerge la differenza marcata rispetto ad altri territori

La ripresa economica della Calabria non passa solo dall’edilizia privata. La regione, però, non riesce a decollare neppure dal fronte pubblico: meno gare ed appalti rilevanti, minore sarà il giro economico che producono gli enti pubblici locali.
In un report dell’Anac sono state passate in rassegna tutte le procedure pubbliche bandite dagli enti locali in tutte le regioni nei Comuni con popolazione maggiore di 15mila abitanti, cioè quelli che di solito procedono ad appalti più rilevanti con conseguente maggiore impatto sull’economia. Nel documento dell’Anticorruzione si evidenzia che in Calabria ci sono 19 Comuni con popolazione superiore a 15mila abitanti per un totale dei residenti che supera la metà del totale della regione. Le gare bandite per un importo superiore a 40mila euro sono state 1.061, pari al 3,1% sul totale nazionale con il valore totale dei contratti sottoscritti pari a 682mila euro.
Il dato in miglioramento rispetto al passato fa trasparire alcuni aspetti degni di nota: il primo è che la ripresa delle gare è stata frutto soprattutto dei fondi arrivati dal Pnrr; l’altro che comunque si conferma la difficoltà di molti enti calabresi di procedere con importanti lavori e bandi a causa delle difficoltà finanziarie.
Ed in effetti dal report dell’Anac emerge la differenza marcata rispetto ad altre regioni in termini di numeri, pur se è necessario sottolineare che si registrano dati risicati anche altrove. In ogni caso gli enti locali calabresi rimangono ancora molto lontani da numeri importanti: «I Comuni del Lazio sono seguiti da quelli della Lombardia, con l’11,3% del valore, e dai Comuni della Puglia e della Campania con il 6,2% e il 6,1%. Per quanto riguarda il numero di appalti, i Comuni della Lombardia risultano quelli che hanno espletato più appalti, con il 13,3% del totale. A seguire, quelli del Lazio con il 9,3% e subito dopo quelli della Sicilia e della Campania, con una quota del numero degli appalti pari al 9,2% per la prima e l’8,6% per la seconda».

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