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Locri, si difende la presunta scafista Marjan Jamali: “Voglio giustizia, mio figlio sotto choc”

Importanti rivelazioni all’udienza di ieri del processo alla giovane iraniana. Una testimone d’accusa non si presenta: avrebbe detto di avere paura

«Voglio giustizia». È quanto ha chiesto davanti al Tribunale di Locri Marjan Jamali, che si trova sotto processo insieme a Babai Amir perché presunti scafisti dello sbarco in Italia di 102 migranti giunti nel porto di Roccella Jonica il 27 ottobre 2023. La giovane iraniana, che si trova agli arresti domiciliari dopo aver trascorso un periodo di detenzione in carcere dove era stata trasferita dopo lo sbarco a seguito di alcune dichiarazioni rese da tre immigrati, ha raccontato ai magistrati del collegio penale di piazza Fortugno, (presidente Rosario Sobbrio, giudici Mario Boccuto e Raffaele Lico), che suo figlio è ancora sotto choc: «Mio figlio mi chiede quando posso andare ad accompagnarlo a scuola e ogni sera si alza per vedere se ci sono oppure no. Mi sono stancata, e voglio che si giunga al più presto a fare giustizia».
L’imputata, difesa dall’avv. Giancarlo Liberati (l’avv. Carlo Bolognino assiste il 32enne Babai) ha ribadito di essere fuggita dall’Iran per sfuggire alle violenze e di aver portato con lei il figlio, aggiungendo che una volta sbarcata le era stato detto indicare un altro dei passeggeri come suo marito per poter ottenere i documenti come nucleo familiare, ma successivamente ha dichiarato ai propri interlocutori che effettivamente non si trattava del suo vero coniuge, in ogni caso non si aspettava di subire l’arresto e quindi di finire in carcere.

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