‘Ndrangheta, processo “Faust”. Il clan dei “Diavoli” attende la sentenza del tribunale di Palmi
È stata fissata la data della camera di consiglio, ma prima i giudici del tribunale di Palmi dovranno decidere sulla richiesta di nullità delle intercettazioni che riguardano uno dei principali imputati nel procedimento. Il 20 novembre si chiuderà il primo grado del processo nato dall’inchiesta “Faust”, operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria contro la cosca Pisano di Rosarno. Un’inchiesta nella quale sono rimasti coinvolti l’allora sindaco Giuseppe Idà e il consigliere di maggioranza consiliare Giuseppe Scriva. Per entrambi, il pm ha chiesto una condanna a 13 anni di carcere. Accuse che l’ex primo cittadino, che risponde a piede libero, ha sempre rigettato rivendicando il suo operato alla guida dell’ente testimoniato dagli atti amministrativi. Prima della camera di consiglio, come detto, i giudici assisteranno alle repliche del pm che interverrà per contestare la richiesta di nullità dei decreti autorizzativi di tutte le intercettazioni che riguardano l’imputato Salvatore Pisano, considerato capo famiglia dei “diavoli” di Rosarno, avanzata dai suoi legali, gli avvocati Domenico Putrino e Oreste Albanese. Per Pisano il pubblico ministero ha chiesto una condanna di 28 anni di carcere. A processo a Palmi ci sono 27 persone tutte accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, usura e procurata inosservanza di pena. L’operazione ha coinvolto 49 persone arrestate tra Rosarno, Polistena e Anoia, nonché nelle province di Messina, Vibo Valentia, Salerno, Matera, Brindisi, Taranto, Alessandria e Pavia, dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, a conclusione delle indagini coordinate dalla Dda reggina. Il provvedimento, scattato all’alba del 18 gennaio 2021, è l’esito di una complessa attività investigativa, avviata dal 2016 dai carabinieri di Reggio Calabria, con il concorso dei Reparti territoriali della Piana di Gioia Tauro, e mira a dimostrare la radicata e attuale operatività della cosca Pisano, conosciuti comi i “diavoli” di Rosarno, mediante una rete collaudata di cointeressenze criminose.