Sinergia tra cosche di ’ndrangheta sulla Costa Viola. Tra i tanti temi d'accusa emersi dall'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, “Nuova linea”, indifferentemente tra fase di indagini preliminari e l'attuale dibattimento, c'è anche la «voce unica» e la presa di posizione condivisa dei capiclan dell'area nel cuore del Tirreno reggino nel nome degli affari. Così accadeva sempre quando andavano suddivisi i proventi estorsivi legati ad un appalto pubblico che si sviluppava a cavallo di più paesi limitrofi. A Scilla, Bagnara, Cannitello, Villa San Giovanni, e Sinopoli, a cui spettava l'ultima parola. Scenari che emergono dai voluminosi faldoni del processo “Nuova linea” e dalle informative dei Carabinieri del comando provinciale di Reggio che hanno condotto le indagini sul conto di capi e gregari delle ’ndrine di Scilla ad oggi sul banco degli imputati. Le gerarchie moderne dei clan “Nasone-Gaietti”.
Autonomia sul territorio garantita dal ruolo super partes della potente cosca Alvaro, i potenti di Sinopoli con una posizione da vertice assoluto nella cupola provinciale della mafia reggina. Ogni affare veniva condiviso in virtù del ruolo da autorevolessimo garante dei sinopolesi. Un modus operandi ribadito in Aula dal capitano Giovanbattista Marino, nei mesi dell’attività investigativa comandante della seconda sezione del Nucleo investigativo del Comando provinciale Carabinieri di Reggio Calabria parlando di uno degli appalti pubblici, ricadenti nel perimetro geografico della Costa Viola, attenzionato dagli emissari del racket.
Sono ventuno le persone sul banco degli imputati nel processo con rito ordinario “Nuova linea”: davanti al Tribunale collegiale di Reggio capi e gregari delle cosche di Scilla. Già definito in primo grado il troncone con rito abbreviato con 14 condanne e 4 assoluzioni. Le contestazioni della Dda sono a vario titolo partecipazione in associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni in concorso, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, turbata libertà degli incanti, detenzione e porto di armi da fuoco, tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, tutte fattispecie aggravate dall’agevolazione mafiosa.
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