L’Amaco resta una ferita aperta. L’unica offerta per l’affitto del ramo d’azienda, presentata dal Consorzio autolinee, è stata dichiarata inammissibile «per gravi carenze». Il curatore, Fernando Caldiero, lo ha comunicato ieri al giudice fallimentare, Francesca Familiari. E, successivamente, ha reso noto l’esito della trattativa anche alle altre parti: Regione, Comune, Cometra, Astra e sindacati. Tutto da rifare, dunque, con la clessidra del tempo che, però, continua a svuotarsi.
La gestione straordinaria dell’azienda proseguirà in regime di proroga fino al 31 gennaio. Oltre quella data, per il momento, non sembra esserci futuro. E’ probabile, però, che possa esserci una terza gara.
Ma cos’è accaduto? Perché il gruppo Carlomagno ha presentato un’offerta irrevocabile di affitto ritenuta inammissibile? Pare, che la documentazione presentasse una carenza nella fideiussione. E non solo. Ciò che ha provocato, probabilmente, la bocciatura della proposta sarebbe stata un’altra carenza, quella relativa al mantenimento dei livelli occupazionali. In sostanza, non sarebbe stata garantita la permanenza in servizio dei 111 dipendenti che operano in Amaco nell’area del trasporto pubblico locale. Il Consorzio non avrebbe offerto garanzia alcuna sui lavoratori. Giovanni Angotti della Filt Cgil spiega che sul punto «non è possibile trattare con i sindacati dal momento che ci troviamo in presenza di un bando per un fitto d’azienda e l’organico non si può toccare. Questa conclusione ci lascia perplessi. Abbiamo avuto un colloquio con il curatore Caldiero che ci ha assicurato che chiederà una nuova proroga per pubblicare un nuovo bando, che sostanzialmente sarà uguale, sperando che possano partecipare altre aziende.
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