Reggio

Giovedì 21 Novembre 2024

Detenzione di pistole e ricettazione, c’è un secondo arresto della Mobile di Reggio Calabria

C'è un secondo arresto della Squadra Mobile nell'indagine sul possesso di armi clandestine e ricettazione che ha già portato in carcere Paolo Labate (come riportato da Gazzetta del Sud del 9 novembre tra l'altro accusato di aver progettato una spedizione punitiva ai danni di un amico essendosi recato armato di fucile in pieno giorno sul posto di lavoro dell'obiettivo): a finire in manette è Luciano Fazia, 39 anni. Anche lui risponde di detenzione illegale di arma clandestina e ricettazione. L'input investigativo è dichiarato dai poliziotti della Mobile: «Atteso che nel corso delle operazioni di intercettazione disposte con riferimento a Labate era emerso come Fazio - amico e abituale frequentatore di Labate - avesse la disponibilità di armi alterate». Sottoposto inizialmente a fermo, nei suoi confronti il Gip ha disposto la misura cautelare in carcere dopo l'udienza di convalida e l'interrogatorio alla presenza dei difensori di fiducia, gli avvocati Giacomo e Santo Iaria. Nessun dubbio da parte del Gip sulla convalida del fermo: «I presupposti cui è subordinata la possibilità di adottare il fermo sono, da un lato, la sussistenza di specifici elementi che facciano ritenere fondato il pericolo di fuga della persona e, dall'altra, l'esistenza di gravi indizi a carico della stessa in ordine alla commissione di taluno dei delitti indicati». Incastrato Luciano Fazia proprio da una chiacchierata in libertà con Paolo Labate, sottoposto ad intercettazione per altre vicende parallele. I collegamenti tra i due sono evidenziati dagli stessi inquirenti: «Emergendo lo stesso compendio investigativo analizzato in relazione ai delitti commessi da Paolo Labate. Infatti dalle intercettazioni risultava che Fazia era in possesso, quando meno, di una pistola da tiro calibro 22 perfettamente funzionante, che egli deteneva dentro casa, condotta tale da suscitare la meraviglia persino di Labate e dei suoi interlocutori per la sua rischiosità».

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