Reggio

Sabato 23 Novembre 2024

Omicidio del tabaccaio Bruno Ielo a Reggio Calabria, le difese degli imputati chiedono la riapertura del dibattimento

Verso la riapertura dibattimentale del processo d'appello “Giù la testa”, nato dall'indagine della Procura antimafia e della Squadra Mobile della Polizia di Stato che ha fatto luce – secondo il verdetto di primo grado - su mandanti, esecutori e movente dell'omicidio del tabaccaio di Catona, Bruno Ielo. La richiesta dei difensori – gli avvocati Giacomo Iaria, Marco Tullio Martino, Francesco Calabrese, Gianfranco Giunta e Corrado Politi – è stata già formalizzata ai giudici della Corte d'Assise d'Appello (presidente Giuliana Campagna) e sarà sviluppata in una specifica udienza (in calendario per il 15 gennaio 2025) con l'illustrazione analitica di tutte le linee e le esigenze difensive che porterebbero ad un ulteriore approfondimento dibattimentale nel processo di secondo grado. Nell'udienza d'avvio il sostituto procuratore generale, Danilo Riva, ha chiesto il congelamento dei termini di custodia cautelare. Richiesta accolta dai Giudici preso atto del parere favorevole delle difese «vista la complessità dell'istruttoria». L'inchiesta “Giù la testa” riguarda l'agguato della sera del 25 maggio 2017 sulla via Nazionale Catona che ha tolto la vita al tabaccaio, ed ex carabiniere, Bruno Ielo, l’esercente reggino che per il pool antimafia è stato ucciso perchè concorrente imprenditoriale scomodo nella popolosa frazione a nord della città. Quattro gli imputati: le posizioni più delicate riguardano Francesco Polimeni e Francesco Mario Dattilo, in primo grado condannati all'ergastolo in quanto riconosciuti responsabili rispettivamente, secondo gli inquirenti, di essere stati il mandante e l'esecutore materiale; il terzo presunto partecipe all'agguato è Cosimo Scaramuzzino, condannato dalla Corte d'Assise a 30 anni – sarebbe stato lui l'autista - con il riconoscimento dell'attenuante di aver avuto «minima importanza nella preparazione o nell'esecuzione del reato»; estraneo all'omicidio Giuseppe Antonio Giaramita, condannato a 15 anni per aver partecipato, secondo gli investigatori della “Omicidi” della Squadra Mobile, alla precedente rapina “camuffata” alla rivendita di tabacchi di Gallico gestita dall'ex Carabiniere, Bruno Ielo, e dalla figlia. Cinque le parti civili in Corte d'Appello, la Città Metropolitana e la Confesercenti, e tre familiari della vittima.

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