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'Ndrangheta, il patriarca di Platì Rosario Barbaro e un lungo potere scalfito oggi dopo 60 anni

E' Rosario Barbaro, 84 anni, patriarca della famiglia detta «i nigri», cugino di primo grado degli omonimi soprannominati i "Castàni" e i "Pillari" il destinatario del sequestro di beni per 6 milioni di euro eseguito stamani dalla Dia di Reggio Calabria.

Barbaro ha attraversato la storia della 'ndrangheta, in Calabria e fuori dalla Calabria, a partire dagli anni '60. Il suo nome emerge in decine di informazioni di polizia giudiziaria e di inchieste di varie Procure della Repubblica. «Decisionista, scaltro e di elevate relazioni istituzionali», come lo descrivono fonti investigative, Rosario Barbaro, in particolare, è riuscito a salvare il suo potere per oltre 50 anni, mediando tra le potenti 'ndrine platiesi, ma dimostrandosi anche risoluto.

Gli inquirenti lo hanno indicato, tra gli altri episodi, per avere dato l’assenso all’omicidio di Pasquale Marando, astro nascente della 'ndrangheta di Platì, assassinato in Piemonte da propri congiunti, personaggio che stava tentando di scardinare i delicati equilibri delle potenti famiglie di Platì e di mettere in discussione il potere di "Rosi" Barbaro, la cui famiglia aveva costituito un potentissimo cartello, alleandosi con i Papalia, tutt'ora operativo, per il controllo dei traffici internazionali di stupefacenti e per gli appalti pubblici in tutto il Nord Italia.

Di umili origini, con l’infanzia passata tra i calanchi aspromontani del versante Jonico reggino a badare i greggi di capre, Rosario Barbaro, già nel 1965 si era fatto un nome tra le giovani leve della 'ndrangheta per le sue qualità criminali, tanto da diventare punto di riferimento per il mantenimento dei sempre precari equilibri all’interno della 'ndrangheta calabrese e nelle sue diramazioni in Canada, Australia e nel resto d’Europa. Nonostante l’età avanzata, Rosario Barbaro era sottoposto a continui controlli da parte delle forze dell’ordine e della magistratura, fino all’odierno sequestro di beni da parte del Tribunale delle Misure di Prevenzione, su richiesta della Procura distrettuale antimafia, diretta temporaneamente da Giuseppe Lombardo.

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