Due tesi giuridiche diametralmente opposte: per la Procura antimafia, che contesta anche l’aggravante mafiosa alle persone indagate per aver avuto un ruolo nel tentato omicidio consumato nel cuore del quartiere Ravagnese ai danni di Carmelo Gioele Mangiola, ci sarebbe un collegamento con la cosca Ficara “Ficareddi”; per le difese non ci sarebbe alcun elemento per poter ricondurre l'episodio criminale con la volontà o le strategie di qualsiasi clan di ’ndrangheta. Proprio attorno a questa tematica, che inevitabilmente è destinata a pesare ed anche molto sull'evoluzione processuale, si discuterà stamattina davanti al Gup, Giuseppina Laura Candido, in sede di udienza preliminare. A sostegno della propria tesi accusatoria la Procura antimafia ha già chiesto l'acquisizione di una corposa informativa conseguenza di precedenti e contestuali attività di indagine sulle dinamiche relazionali delle ’ndrine della città.
La nota, inviata al procuratore aggiunto Walter Ignazitto e al sostituto della Direzione distrettuale antimafia Nicola De Caria, è della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, Servizio centrale operativo sezione investigativa di Reggio Calabria, che spiega: «Nell'ambito delle attività istituzionali, quest'Ufficio conduce, anche di iniziativa, tesa a monitorare le dinamiche delle principali cosche di ’ndrangheta attive in questa provincia, con la finalità di cogliere elementi di novità susseguenti ad operazioni di polizia giudiziaria che possano aver determinato nuovi equilibri sia nei rapporti tra i clan, sia all'interno dei singoli gruppi criminali».
Reggio, ferimento al rione Ravagnese: il ruolo del clan dei “Ficareddi”
Davanti al Gup la discussione sull’informativa aggiuntiva della Procura antimafia. La relazione della Polizia di Stato: «Monitoraggio sui nuovi equilibri sia nei rapporti tra i clan, sia all'interno dei singoli gruppi criminali»
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