Non c’è stata infiltrazione mafiosa al Comune di Rosarno. Così ha deciso, nella serata di ieri, il collegio del Tribunale di Palmi nella sentenza con la quale ha giudicato gli imputati coinvolti nel processo “Faust”. I giudici palmesi, infatti, hanno escluso per tutti l’accusa di associazione mafiosa, ridimensionando di molto il quadro accusatorio che era stato rappresentato in aula dalla Procura antimafia di Reggio Calabria. Un’operazione, tra l’altro, che aveva portato all’arresto, alle successive dimissioni dell’allora sindaco medmeo Giuseppe Idà (assolto dopo la fine del processo di primo grado) e allo scioglimento del Consiglio comunale per presunte infiltrazioni mafiose.
Sono sedici le condanne comminate dal Tribunale, nelle quali non emerge però l’asserito legame tra la politica e la presunta cosca Pisano: Angelo Caccamo è stato condannato a 2 anni e sei mesi di reclusione, Raffaele Cammarere 3 anni, Cono Rocco Fusca 6 anni, Sergio Gambardella 13 anni, Giovanni Grasso 3 anni, Pasquale Minella 7 anni, Biagio Moretto 3 anni e quattro mesi, Angela Pace 13 anni e sei mesi, Giuseppe Pace 28 anni, Domenico Pepè 14 anni e un mese, Marco Petrini 1 anno e otto mesi, Domenico Pisano 7 anni, Salvatore Pisano 5 anni, Salvatore Scarcia 9 anni, Rosa Sica 1 anno, Giuseppe Spada 5 anni e quattro mesi.
Oltre a Idà e all’ex consigliere comunale di maggioranza Giuseppe Scriva, che rispondevano di scambio elettorale politico-mafioso e per i quali erano stati chiesti 13 anni di carcere, sono stati assolti anche Antonio Ferrinda, Salvatore Antonio Dimonte, Giuseppe Iannaci, Stefano Iannaci, Francesco Pisano, Vincenzo Porcelli, Mattia Ligato, Giuseppe Messina e Bruno Pisano. Da segnalare, tra i condannati, il ridimensionamento delle accuse nei confronti dei Pisano, conosciuti a Rosarno come “i diavoli”: erano stati chiesti 30 anni per Domenico Pisano, 18 per Francesco Pisano e 28 per Salvatore Pisano.
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