È passato un anno da quei due colpi di fucile che uccisero la dottoressa Franca Romeo in un agguato lungo la Sp2, poco fuori Santa Cristina d’Aspromonte. Un delitto che, oggi come allora, appare senza movente. Gli inquirenti, secondo quanto appreso nei giorni scorsi, non hanno abbandonato le indagini per identificare il killer che sparò contro l’auto nella quale la donna viaggiava insieme al marito, Antonio Napoli, verso casa dopo il turno di notte alla guardia medica del piccolo centro aspromontano. In un primo momento, gli investigatori avevano pensato che l’obiettivo dell’agguato fosse proprio la Franca Romeo, di 67 anni. Una versione, però, rettificata dopo le analisi effettuate sulla scena dalla polizia scientifica della questura di Reggio Calabria e del commissariato di Gioia Tauro. La perizia, infatti, sembra confermare la ricostruzione secondo la quale l’agguato è stato verosimilmente compiuto da una sola persona armata di fucile, il quale prima ha sparato un colpo caricato a palla, che non ha colpito nessuno dei due occupanti della Peugeot 3008, entrato dal parabrezza anteriore e conficcato nel bagagliaio dell’auto. Subito dopo un secondo colpo caricato a pallettoni mentre la macchina era in movimento. I pallettoni sarebbero stati sparati dal lato guida, dove sedeva Napoli, e avrebbero ferito al braccio il conducente e raggiunto la vittima tra il volto ed il collo. Per gli investigatori, quindi, il killer avrebbe sparato per uccidere entrambi. L’uomo, scampato miracolosamente all’agguato - e dal letto dell’ospedale di Polistena dove era stato ricoverato - aveva dichiarato di non essere riuscito a vedere chi aveva sparato, ma di avere sentito solo i due colpi di fucile.