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San Luca: sarebbero umani i resti sull’auto di Strangio. E in paese compaiono manifesti funebri che dispensano dalle visite

Antonio Strangio, l'imprenditore agricolo di San Luca scomparso

Resti umani carbonizzati. Dagli inquirenti continuano a non arrivare conferme ufficiali, ma non sarebbero di provenienza animale – di pecora, come ipotizzato nelle prime 48 ore di indagini – i pochi resti carbonizzati trovati all’interno del fuoristrada di proprietà dell’imprenditore agricolo e allevatore di San Luca, Antonio Strangio, 42 anni, sparito nel nulla da circa una settimana, e del quale lunedì scorso, è stata rinvenuta, a diversi chilometri di distanza dalla cittadina aspromontana, l’automobile divorata da un incendio.

Un rogo appiccato con l’intento di distruggere e cancellare più prove possibili, allungando così i tempi di una delicatissima e inquietante vicenda che da giorni continua a rendere a San Luca e dintorni anche l’aria particolarmente pesante. Resta ora da capire, ma serviranno analisi e riscontri investigativi di un certo impegno, se i pochi resti di probabilissima natura umana appartengano proprio ad Antonio Strangio.

Si fanno dunque sempre più inquietanti gli scenari di una delicatissima vicenda che sta, col passare dei giorni, assumendo i chiari connotati di un omicidio particolarmente raccapriccianti.

Nelle ultime 24 ore, quindi, nonostante il massimo riserbo sulla da parte degli inquirenti, dalle indagini più approfondite compiute dagli investigatori dei carabinieri del Gruppo di Locri e dai militari della Compagnia di Bianco e dal personale medico veterinario è emerso, a differenza di alcuni particolari saltati fuori dopo il ritrovamento del fuoristrada di proprietà di Strangio completamente carbonizzato, che i pochissimi resti, quasi inceneriti dal rogo, trovati all’interno del veicolo non apparterrebbero ad un animale da pascolo, verosimilmente una pecora, bensì sarebbero i resti di una persona.

A sciogliere del tutto l’ultimo dubbio saranno ora gli esiti dell’esame autoptico e di quello sul Dna, e le verifiche, già programmate e richieste da parte dell’autorità giudiziaria competente, che saranno fatte sull’automobile (posta in stato di sequestro e totalmente sigillata) da parte degli esperti dei carabinieri del Ris di Messina.

A spostare, dopo le prime ipotesi e una valutazione diversa sui reperti carbonizzati visionati e, in particolare, rinvenuti all’interno del fuoristrada di proprietà dello scomparso Antonio Strangio, sarebbero stati (il condizionale è d’obbligo visto che sui particolari non ci sono ancora conferme ufficiali) alcuni dettagli e oggetti trovati nell’automobile: una collana, un paio di denti e piccoli e piccoli frammenti ossei di più che probabile natura umana. Su tutti, un frammento di mandibola.

L’esame del Dna sui resti trovati dentro il fuoristrada e le verifiche tecniche degli esperti carabinieri del Ris di Messina potranno a breve, confermare la natura umana dei reperti e fornire così anche precise indicazioni, con l’esame del Dna, dell’identità della vittima, che potrebbe essere, e il condizionale sarà sempre d’obbligo, l’imprenditore agricolo e allevatore di San Luca.

Da lupara bianca a omicidio, dunque. Uno spostamento di prospettiva che non fa che acuire il potenziale di pericolosità – nei delicati equilibri criminali sanluchesi – di una vicenda nata con il ritrovamento del fuoristrada di Antonio Strangio completamente carbonizzato. L’uomo, coniugato e padre di 4 figli minori (2 maschietti e due femminucce), il più grande di appena 11 anni, sarebbe considerato dagli inquirenti appartenente a una famiglia di ‘ndrangheta. Il suo veicolo totalmente distrutto dall’incendio e portato volutamente, fuori da occhi indiscreti, è stato rinvenuto al confine dei territori comunali periferici di San Luca e Bovalino, in prossimità della fiumara Bonamico. Lontano dal paese, per qualche oscura ragione.

Allo stato, e di questo anche gli investigatori dei carabinieri si sono resi ampiamente accorti, una sola cosa è certa e visibile ad occhio nudo: tra la gente, a San Luca e aree limitrofe, l’aria è pesante, molto pesante. E questo, purtroppo, non è un bel segnale. La famiglia di Strangio, da parte sua, si è trincerata in un totale riserbo, e ha fatto affiggere ai muri del paese un manifesto listato di nero nel quale ringrazia la popolazione per la vicinanza e allo stesso tempo “dispensa dalle visite”. Proprio come si usa in occasione di un lutto stretto.

 

 

 

 

 

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